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Dimensione etica

Forse hanno ragione i cinesi, che scrivono “crisi” e leggono “opportunità”: non possiamo considerare in termini positivi il dissesto economico degli ultimi due anni e il domino di drammi che ne è seguito, ma non possiamo nemmeno, a guardare con onestà gli sviluppi, non riconoscere che lo scossone è stato inevitabile e necessario per curare un sistema troppo malato, cui non sarebbe bastato a un intervento per quanto drastico (cui nessuno, comunque, avrebbe avuto coraggio e intenzione di mettere mano).

E così il mondo dell’economia, dopo decenni passati nel segno del profitto a ogni costo, ha dovuto fermarsi e riflettere, rivalutare, porsi questioni ineludibili, che si era pensato di poter accantonare tra le anticaglie e che invece si sono rivelate più attuali che mai.

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Quella vita negata

Scusate se parlo di nuovo di lutti, evidentemente è un periodo un po’ così.

Ieri ho assistito a un funerale: un ragazzo di diciassette anni, mancato in seguito a una complicazione cardiaca.

Si chiamava Maurizio, e non lo conoscevo personalmente. L’ho conosciuto attraverso le parole di chi gli voleva bene: i suoi familiari, innanzitutto, e poi i compagni di scuola, gli amici, gli educatori che lo hanno seguito negli anni di oratorio.

Hanno ricordato un ragazzo pieno di vita, dolce, simpatico, di una fisicità imponente ma innocua: il classico gigante buono cui non si poteva non volere bene.

Al cimitero mi ha colpito una scena in particolare: la madre in lacrime, sola sul bordo della fossa che si andava riempiendo, quasi a voler abbracciare fino all’ultimo, anche solo con lo sguardo, il feretro del figlio.

Deve essere dura. Allevi un figlio, soffri con lui, gioisci dei suoi progressi. A diciassette anni, nel pieno dell’età, quando i progetti cominciano a farsi realtà e la sua vita sta per spiccare il volo, si conclude improvvisamente il suo percorso terreno. E tu non puoi che piangere.

Maurizio mi ha fatto riflettere. Descritto da tutti come solare e pieno di vita, mi ha fatto riflettere su quanti giovani, alla sua età, trascinano le giornate senza scopo, in compagnie balorde cimentandosi in prodezze volgari o addirittura criminali; oppure si isolano nella loro realtà virtuale, finendo per perdersi nel loro mal di vivere.

Talvolta la chiamiamo ironia della sorte: da un lato i giovani che buttano via la loro vita, fino al gesto estremo di rifiutarla definitivamente; dall’altro i loro coetanei che, anche di fronte a gravi malattie, alla sera sono soddisfatti per il fatto di aver spostato ancora una volta il confine della loro vita, guadagnando un altro giorno.

Il celebrante ha riferito che Maurizio, prima della delicata operazione cui era stato sottoposto pochi giorni prima di mancare, aveva chiesto ai medici di fare presto: «voglio tornare a scuola prima possibile», aveva detto.

Avrebbe voluto essere ancora qui: senza particolari obiettivi, solo per vivere qualche altra giornata – si vive sempre un giorno alla volta – insieme ai suoi amici, sui banchi di scuola, nella semplicità dei soliti gesti quotidiani.

Sì, sarebbe stato bello potergli concedere qualche giorno in più. E sarebbe stato bello presentarlo ai tanti che non sanno apprezzare il privilegio della vita.