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Povia, Eluana e gli altri
Non mi azzardo a dire che ha ragione: sul tema della morte, paradossalmente, non esiste una parola “fine”. Non possiamo dire se Eluana Englaro volesse davvero morire o se stesse lottando per vivere, se le sue condizioni cerebrali fossero irrecuperabili o meno, se la sua situazione sarebbe stata considerata irreversibile anche tra un mese, un anno, cinque anni.
Di certo facendo di lei una bandiera, la si è esposta a una discussione – e a un’umiliazione – che non avremmo mai voluto per nostra sorella o nostra figlia.
La cosa giusta
Qual è la cosa giusta? Nella vita o su un campo di calcio non è facile individuarla. E quando si pensa di averla trovata, il contesto finisce per metterla in discussione.
Ne sa qualcosa Bepi Pillon, allenatore dell’Ascoli, da sabato soprannominato “mister correttezza” per un gesto senza precedenti. La sua squadra ha segnato un gol con un avversario a terra, e quindi senza rispettare il patto tra gentiluomini di solito osservato in questi casi; Pillon – dice lui “d’accordo con la squadra” – ha ordinato ai suoi di fermarsi e di lasciar segnare gli avversari per ristabilire la parità e ripartire con il gioco ad armi pari.
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Illustri sconosciuti
Per qualcuno si tratta di un vero e proprio sacrilegio: il vicepresidente del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR), istituto pubblico nazionale che si occupa di promuovere l’attività scientifica nel nostro Paese, è un creazionista.
Una circostanza che suona come un’eresia per la maggioranza degli scienziati italiani: e non poteva essere diversamente dato che, da 150 anni, la scienza ha legato la sua autorevolezza e il suo prestigio alla tesi dell’evoluzione, facendone dottrina e testo sacro per chiunque avesse intenzione di varcare la soglia delle discipline sperimentali.
Fiducia mal riposta
«Fatevi amici con le ricchezze ingiuste»: chissà se la direttrice di banca di Bornheim, che tanto fa discutere in questi giorni la Germania, nel compiere le sue operazioni da Robin Hood ha mai pensato alla celebre affermazione di Gesù. Sta di fatto che ha seguito alla lettera l’indicazione, e in preda a un impulso di pietà ha concesso fidi e crediti bancari a persone che non rispondevano agli standard richiesti.
Attraverso un abile gioco delle tre carte, rivisto in versione bancaria, riempiva i conti vuoti attingendo da quelli più fortunati, e in questo modo è riuscita a sfuggire ai periodici controlli che la banca – non va dimenticato che stiamo parlando della Germania – effettuava.
Cuore e denari
L’Istat conta un presidente, un direttore generale, 18 direttori centrali, 60 capi servizio: praticamente ottanta persone. E allora – si chiede Raphael Zanotti sulla Stampa – com’è che solo tre contribuenti hanno destinato il loro 5×1000 all’istituto? «A sottoscrivere sarebbero dovuti essere almeno in 80, per spirito di corpo. Forse la credibilità dell’istituto è bassissima anche tra i suoi vertici?»
Domanda forse un po’ ficcante, ma interessante. Fino a quando possiamo dividere equamente energie e risorse il problema non si pone; ma quando dobbiamo fare una scelta di campo si vede qual è il nostro vero interesse. Probabilmente i dirigenti dell’Istat non tengono particolarmente all’istituto per cui lavorano. O, banalmente, hanno pensato che i contributi sarebbero stati spesi meglio in altre sedi.
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Vita (poco) intelligente,
Qual è stato l’anno più importante della storia?
Non si tratta di un quiz ma una domanda posta qualche settimana fa da Intelligent Life, supplemento dell’Economist. Qualche malizioso potrebbe concludere che l’inserto in questione non deve essere poi così intelligente se perde tempo con domande così oziose, ma – nonostante l’obiezione non sia insensata – bisogna spezzare una lancia nei confronti del periodico: si tratta di una domanda tipicamente estiva, quando le notizie scarseggiano e i giornali di tutto il mondo si buttano sul “colore” o su inchieste senza troppo mordente.
E insomma: qual è stato l’anno che ha cambiato il mondo? «Gli esperti consultati dalla rivista – racconta Repubblica – naturalmente non raggiungono un accordo. Al massimo, in una discussione del genere, ciascuno può dire la sua».
Il confine della coerenza
Una scuola della California «è stata denunciata dalla madre di una alunna per aver obbligato la ragazza a togliere una maglietta che raffigurava un messaggio anti-abortista».
La studentessa, tredicenne, portava una t-shirt con la scritta “growing, growing, gone”, accompagnata da tre immagini: nelle prime due «un feto ai primi stati della gravidanza», nella terza un riquadro completamente nero, a rappresentare l’interruzione di gravidanza.
Il ritocco della discordia
Ago 5
Pubblicato da pj
Gisele Bundchen è stata protagonista, ieri, di una vicenda quantomeno curiosa che la riguarda peraltro solo indirettamente.
La famosa e ricercatissima modella brasiliana ha posato per la campagna pubblicitaria di una marca di abbigliamento. Nella foto compare a dire il vero poco vestita, e questo potrebbe già essere motivo di ironia, se la pubblicità in questi anni non ci avesse abituato a paradossi peggiori.
La cosa che ha fatto discutere è che compare magra. Niente di strano per una modella, se non fosse che Gisele Bundchen è incinta. Un colpo di videoritocco, ed ecco sparire il pancione.
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