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Ma quanto mi costi

Trenta euro per frequentare il catechismo. Una parrocchia cattolica di Chivasso si è trovata di fronte a una scelta: chiedere un contributo alle famiglie o chiudere.

Si tratta di una parrocchia con annesso oratorio “che toglie i ragazzi dalla strada”; un’attività nobile che però non esenta la struttura religiosa da spese di gestione a più zeri (“solo il riscaldamento l’anno scorso è costato 11 mila euro”, spiega a La Stampa padre Bruno).
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Crisi di sobrietà

Su un periodico promozionale ho trovato alcuni consigli su come reagire alla crisi “usando la testa e attuando strategie di spesa intelligente”.

Ecco i punti più significativi della tattica suggerita:

1. andare a fare la spesa con un elenco ragionato per risparmiare tempo e denare e “imparare a ottimizzare quello che c’è in dispensa”. In effetti molto spesso a casa abbiamo scorte esagerate, barattoli dimenticati, cibi in scadenza. La crisi, in fondo, ci aiuta a essere più oculati e, allo stesso tempo, più etici.

2. fare swapping. Che è semplicemente un modo più elegante e internazionale per definire il baratto. A casa abbiamo, probabilmente, beni che non usiamo mai né useremo più. Scambiarli potrebbe essere utile per risparmiare qualche euro, oppure – perché no – potremmo addirittura permetterci il lusso di regalarli a chi ne ha bisogno. Chi pensa che in tempi di crisi non si può esercitare la generosità probabilmente dimentica il patrimonio di beni inutilizzati, ma soprattutto quella riserva di energie e buona volontà che ci può permettere di essere benevoli anche quando non possiamo largheggiare. La vita e i rapporti sociali non si misurano solo in euro.

3. approfittare degli sconti. Negli outlet si praticano prezzi ridotti del 50%, che arriva al 70% nel periodo dei saldi. Attenzione però: nonostante questo, l’outlet rischia di far spendere di più. Succede quando si decide di farci un giro senza una meta precisa, con la scusa che “magari trovo qualcosa di interessante”. Il superfluo è il peggior nemico del risparmio.

4. i supermercati propongono a rotazione una serie di beni a prezzo ridotto di cui si può approfittare. Tuttavia il rischio, di fronte a queste offerte, è importante evitare la sindrome da acquisto compulsivo: gli sconti sono una convenienza fino al momento in cui non subentra la logica del “prendiamolo comunque, costa poco!”. Se un prodotto non serve, non c’è sconto che tenga: l’acquisto sarà una spesa ulteriore.

5. riprendere l’abitudine a recuperare l’abbigliamento, anziché scartarlo al primo segno di usura. È sufficiente riscoprire sarti e calzolai.

Sono consigli spiccioli, spesso scontati. Eppure, se fossero stati così scontati, negli anni passati non ci saremmo sentiti dire, in spregio a ogni logica e pudore, che famiglie con introiti da 2500 euro al mese non arrivavano alla quarta settimana.

Sì, sarebbe davvero un bel progresso se la crisi ci aiutasse a riscoprire quella sobrietà che, anno dopo anno, abbiamo smarrito mentre rincorrevamo un consumismo sempre più spinto.

Un bisogno a tutto tondo

L’alzheimer? Si combatte lavorando. È la conclusione di una equipe britannica che ha analizzato oltre milletrecento persone in relazione al progresso del morbo, incrociando i dati con significative vicende della vita.

Si è così scoperto che andare in pensione presto è deleterio: non è il riposo che ci salva, ma il lavoro, che andrebbe portato avanti per tutta la vita, possibilmente senza cambiarlo.

Sorvolando su questo ultimo dettaglio, che mette in difficoltà le nuove generazioni (un giovane oggi difficilmente potrà mantenere lo stesso impiego per tutta la vita), la ricerca rivela una verità: non siamo nati per battere la fiacca, ma per renderci utili.

Che la nostra sia la società delle contraddizioni ormai è evidente: i settantenni competono per forma fisica con i trentenni e si offendono se vengono definiti “anziani”, ma aspirano al pensionamento come alla terra promessa, fine di tutte le pene. La vedono come una vacanza a vita, che però dopo i primi mesi comincia a rivelarsi una gabbia dorata.

Fa una certa pena vedere persone ancora valide sprecare il loro tempo giocando a carte al bar, o commentando i fatti politici sulle panchine dei giardini.

Una condizione innaturale cui alcuni (rari) trovano rimedio reinventandosi missionari laici in Africa per periodi più o meno lunghi, altri dedicandosi anima e corpo alla famiglia. Pochi invece, sempre troppo pochi sono coloro che mettono con regolarità le proprie competenze a disposizione della società: vicini di casa, quartiere, chiesa.

Gioverebbe agli altri, e anche per la salute di chi dona il proprio impegno. La ricerca britannica tutto sommato non fa altro che confermare una verità biblica: non possiamo fare a meno gli uni degli altri.

L’uomo si dimostra ancora una volta un essere sociale: l’interazione con gli altri caratterizza non solo i suoi desideri e le sue necessità ma, scopriamo ora, anche la sua salute.