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Vite d’azzardo
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Che i soldi non facciano la felicità è una certezza. Che vincere alla lotteria possa portare più svantaggi che vantaggi, è stato segnalato molte volte: giocare d’azzardo rilascia endorfine e quindi può portare a una dipendenza, e anche chi ne fosse immune rischia di non resistere al meccanismo della rivalsa (“devo recuperare quel che ho perso”), trascinato in un pozzo senza fondo di giocate senza esito, fino a ritrovarsi sul lastrico.
Insomma, che il gioco d’azzardo sia una piaga sociale e tenersene lontani sia meglio è fuori di dubbio: paradossalmente lo ammettono a mezza bocca perfino alcuni gestori di lotterie istantanee, casinò online e affini, nel momento in cui raccomandano di “giocare responsabilmente”.
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Tag: affetti pensieri, Amendolara, amicizie, apostolo, articolo, auto, azzardo, benefici, botte, casinò, Castiglione delle Stiviere, certezza, cifre, comando, complessità, condizione, coppia, Coscienza, desideri, dipendenza, domestica, drammi, dubbio, effetti, efficace, emigrato, endorfine, esistenza, esteriorità, furto, gestori, giocate, illusione, incendio, infarto, infermiere, interiorità, invidia, lastrico, leggere, lotteria, mafiosi, malavita, malloppo, malocchio, martellate, Milione, minacce, Morale, olive, online, operaio, Paolo, paradosso, pazienza, perdita, persecuzioni, Peschici, piaga, poveri, pozzo, problemi, recupero, relazioni, religiosità, resistenza, riscatto, rischio, risposta, rivalsa, saggezza, sapienza, separazione, sfida, situazioni, sociale, soldi, soluzioni, superenalotto, svantaggi, tentazione, vantaggi, vicini, vincita, Vita
Dimensione etica
Pubblicato da pj
Forse hanno ragione i cinesi, che scrivono “crisi” e leggono “opportunità”: non possiamo considerare in termini positivi il dissesto economico degli ultimi due anni e il domino di drammi che ne è seguito, ma non possiamo nemmeno, a guardare con onestà gli sviluppi, non riconoscere che lo scossone è stato inevitabile e necessario per curare un sistema troppo malato, cui non sarebbe bastato a un intervento per quanto drastico (cui nessuno, comunque, avrebbe avuto coraggio e intenzione di mettere mano).
E così il mondo dell’economia, dopo decenni passati nel segno del profitto a ogni costo, ha dovuto fermarsi e riflettere, rivalutare, porsi questioni ineludibili, che si era pensato di poter accantonare tra le anticaglie e che invece si sono rivelate più attuali che mai.
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Tag: cinesi, coesione, comunità, criminali, crisi, cronache, dipendente, dissenso, drammi, economia, etica, fiducia, guadagno, imitazioni, impegno, impresa, industriali, ingranaggio, intervento, mercato, motivati, opportunità, profitto, progresso, qualità, regole, responsabilità, riflessione, sociale, società, spesa, strategia, sviluppi, sviluppo, termini, valore, valori, Vicenza, Vita
La grande sfida dell’accoglienza
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La Stampa con un servizio alza il velo su una pratica inquietante: a Torino «almeno quattro future mamme sottoposte nell’ultimo anno a fecondazione assistita hanno deciso di selezionare i loro feti, facendo venire al mondo soltanto due dei figli di una gravidanza trigemellare. È successo al Sant’Anna, l’ospedale torinese delle mamme e dei bambini, ma probabilmente è quanto accade anche altrove».
Normalmente nell’ambito della fecondazione assistita è previsto l’impianto di tre embrioni nell’utero della donna, in modo da garantire al concepimento maggiori margini di riuscita. Le percentuali di successo, spiega La Stampa, si posizionano tra il 22 e il 35%, e in alcuni di questi casi la riuscita può essere anche superiore alle aspettative: due, o addirittura tutti e tre gli embrioni possono svilupparsi, portando appunto a un parto gemellare o trigemino.
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Tag: Aborto, aiuto, amministrazioni, approccio, aspettative, autorizzazioni, Bambini, bebè, benedizione, bilancio, bimbo, brividi, condizioni, consenso, consulenza, contesto, debole, decisione, denaro, desiderio, difficoltà, disagio, donna, drammi, dubbi, embrioni, embrioriduzione, energie, fecondazione, fede, feti, Fivet, gemelli, gravidanza, idea, immaginazione, impegno, imprevisto, inadeguatezza, incoraggiamento, incubi, interrogativi, interruzione, interruzioni, limiti, madre, madri, mamme, materialità, morire, nascere, nascituri, neomamma, neopapà, occhi, opzione, ospedale, osservazione, paradosso, paura, pensare, pericolo, piccolo, possesso, possibilità, pratica, preconcetti, preparazione, psichiatria, rapporto, relazione, relazioni, riflessione, riflettere, rirferimenti, rispetto, salute, scelta, selezione, servizio, sistema, sociale, solidarietà, soppressione, spiegazione, successo, svantaggiato, sviluppo, timore, trauma, trigemellare, valori, vantaggio, velo, villaggi, vincitori, Vita, vittime
La grande sfida dell'accoglienza
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La Stampa con un servizio alza il velo su una pratica inquietante: a Torino «almeno quattro future mamme sottoposte nell’ultimo anno a fecondazione assistita hanno deciso di selezionare i loro feti, facendo venire al mondo soltanto due dei figli di una gravidanza trigemellare. È successo al Sant’Anna, l’ospedale torinese delle mamme e dei bambini, ma probabilmente è quanto accade anche altrove».
Normalmente nell’ambito della fecondazione assistita è previsto l’impianto di tre embrioni nell’utero della donna, in modo da garantire al concepimento maggiori margini di riuscita. Le percentuali di successo, spiega La Stampa, si posizionano tra il 22 e il 35%, e in alcuni di questi casi la riuscita può essere anche superiore alle aspettative: due, o addirittura tutti e tre gli embrioni possono svilupparsi, portando appunto a un parto gemellare o trigemino.
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Un disperato bisogno di ascolto
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I dati raccolti da Telefono Azzurro dicono che pericoli e maltrattamenti sui minori continuano purtroppo con intollerabile frequenza.
Negli ultimi anni però si è profilato un cambio di prospettiva: oltre ai rischi che provengono dagli sconosciuti è aumentato il numero di casi in cui le malsane attenzioni nascano all’interno della cerchia familiare: genitori, ma anche insegnanti, amici di famiglia (titolo decisamente poco azzeccato), parenti, vicini, guide spirituali. Un quadro desolante cui Telefono Azzurro risponde come può, ma che apre uno squarcio su un mondo diverso da quello che vedono molti di noi.
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Tag: amici, Amore, attenzioni, Bambini, bisogni, casi, cautela, Chat, comodità, comunicazione, confidarsi, congetture, conversazione, dati, doni, drammi, famigile, famiglia, Forum, genitori, gioia, Giovani, guide spiirituali, incontri, indifferenza, insegnanti, male, maltrattamenti, mondo, parenti, piangere, presenza, prospettiva, raccontare, reazione, rimedio, rischi, sconosciuti, scopo, serenità, sfogarsi, situazioni, sms, social network, solitudine, sorde, spalla, speranza, statistiche, Telefono Azzurro, testimone, vicini, vittime, voce
La fede di Enzo Jannacci
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Sulla fede di Enzo Jannacci avevamo già avuto modo di riflettere qualche mese fa, e già in quell’occasione eravamo rimasti piacevolmente sorpresi sulla sua sensibilità per la figura di Gesù.
Ora, in un’intervista ad Avvenire, il medico cantautore parla a tutto campo delle origini e degli sviluppi della sua ricerca spirituale: scrive Paolo Viana, che lo ha intervistato, che Jannacci «A settantaquattro anni è un uomo che parla con Cristo, che lo cerca ogni giorno, perché – ci dice – ne ha “un gran bisogno”», e se «non ha ritrovato la fede» è «semplicemente perché non l’ha mai perduta: “Credo molto in Dio, ci parlo e non sono mai stato ateo“».
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Tag: aldilà, Amore, ateo, augurio, battuta, Bibbia, bisogno, cammino, cantare, cantautore, carezza, cerca, cercare, comodità, concezione, convinzioni, credere, cristianesimo, Cristo, croce, crocifissione, Dario Fo, decenni, descrizione, dice, drammi, dubbi, Eluana Englaro, Enzo Jannacci, fatica, fede, filosofica, fortuna, Gesù, giorno, giovane, Golgota, importante, interrogazione, intervista, liberazione, luce, male, maturazione, medico, mese, Morte, nascere, Nazareno, nitido, occasione, origini, pagine, paolo Viana, parla, parlare, parola, perdere, personaggi, piedi, precisazione, religione, ricerca, riconoscere, riflessione, riflettere, risposte, saldare, scheletro, seme, sensibilità, silenzio, sincerità, situazioni, sofferenza, solitario, speranza, stupire, sviluppi, talento, tematiche, Tempo, Umberto Eco, vangeli, Vita
La storia che passa
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Un vecchietto trasandato cammina sotto la pioggia sulle strade di Long Branch, in New Jersey. Agli occhi di chi lo vede il suo atteggiamento è “strano” – pare che negli USA, ormai, tutti siano sospetti – e per questo chiama la polizia.
Arriva una giovane agente, gli chiede i documenti ma l’uomo non li ha, anche se si identifica senza difficoltà: «Sono Bob Dylan», deve aver detto, o qualcosa di simile.
Niente da fare: l’agente lo carica in auto e lo accompagna al suo albergo, dove «quello che credeva solo un “vecchio eccentrico” era davvero Bob Dylan».
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Tag: agente, albergo, Aldo Grasso, Arafat, arte, atteggiamento, attese, auto, Barack, Beatles, bene, beni, Bibbia, Bin Laden, Bob Dylan, Bob Geldof, camminare, casa, concretezza, confusione, credere, degna, delitto, differenze, dimenticare, dispute, documenti, drammi, elementi, epoca, equivoco, esistenza, eternità, famiglia, Federico Barbarossa, Federico II, filosofia, fine, giovane, guardare, guerra, Hiroshima, icona, identifica, illusione, ironia, Lavoro, Long Branch, lutti, maestà, Medioevo, metafora, mito, modestia, mondiale, mondo, Muro di Berlino, musica, naso, New Jersey, noi, nome, notizia, Obama, occhi, Osama, passaggio, passato, pioggia, polemiche, polizia, presentazione, prospettiva, questione, racconti, Ragazza, ragione, riflessioni, Rinascimento, Robert Zimmerman, ruolo, Satat, Scritture, scrivere, segno, sorriso, sospetti, sotriografia, Stadio, storia, strano, stupire, tempi, tensioni, testimoni, testo, Torri Gemelle, trasandato, USA, vecchietto, vecchio, Vita, vivo, Woodstock
Sessantatré anni fa
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Dopo mesi di incertezze e dubbi, il 2 giugno del 1946 il voto popolare sanciva la nascita della Repubblica italiana. Quasi tutti principali partiti, rinati dopo il ventennio fascista, caldeggiavano la scelta di una forma di stato repubblicana; sull’altro fronte la monarchia, uscita compromessa dai drammi della guerra e dall’onta dell’otto settembre, aveva tentato – invano – di recuperare credibilità presentandosi con un’immagine nuova attraverso il passaggio di consegne tra Vittorio Emanuele III e il giovane Umberto II.
Il risultato finale, contestato per l’assenza dei soldati che non erano ancora tornati in patria e di intere aree del paese (non poterono votare la provincia di Bolzano, la Venezia Giulia, l’Istria e la Dalmazia), finì con la vittoria della Repubblica per 12 milioni di voti contro 10, il 54,3%.
A sessant’anni abbondanti di distanza da quelle vicende viene spontaneo chiedersi perché dovremmo festeggiare una repubblica che, in particolare negli ultimi decenni, non ha dato il meglio di sé, facendoci a volte sentire l’imbarazzo di farne parte.
Eppure qualche motivo per essere grati c’è. Cominciando dal fatto che siamo stati probabilmente l’unico paese al mondo dove il passaggio dalla monarchia alla repubblica si è svolto senza spargimento di sangue.
Non era così scontato. E non è così scontato nemmeno essere nati in un paese libero, ricco, in una democrazia che tutela i diritti delle minoranze, dove l’espressione della propria fede è stata sostanzialmente garantita costituzionalmente.
Certo, a dirla tutta per i cristiani minoritari si sarebbe potuto – e, forse, dovuto – fare di più. Però non possiamo dimenticare che viviamo in un mondo dove i cristiani negli ultimi sessant’anni hanno visto peggiorare la propria condizione di vita dall’Africa all’Asia, dalle repubbliche ex sovietiche al Sudamerica.
E allora non possiamo non essere riconoscenti: questa Repubblica così malandata e maltrattata, in fondo, è stata – e continua a essere – una benedizione.
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Tag: Africa, Asia, assenza, benedizione, Bolzano, condizione, contestazione, Costituzione, credibilità, cristiani, Dalmazia, diritti, distanza, drammi, dubbi, espressione, fascista, fede, festeggiare, garanzia, gratitudine, guerra, imbarazzo, immagine, incertezze, Istria, libertà, maltrattamento, memoria, milioni, minoranza, minoranze, monarchia, onta, otto settembre, partiti, passaggio, patria paese, principati, recupero, Repubblica, riconoscenza, risultato, sangue, scelta, scontato, soldati, Stato, Sudamerica, tentativo, Umberto II, Venezia Giulia, vicende, Vita, Vittorio Emanuele III, voti
Offerte speciali, proposte indecenti
Pubblicato da pj
«Ne ho dovuti lasciare a casa quaranta», si è sfogato sabato il mio vicino, caporeparto di un’azienda brianzola che produce mobili di qualità. Quaranta persone in cassa integrazione, quaranta famiglie che da oggi dovranno dare una robusta sforbiciata alle spese: non solo quelle superflue, anche quelle che non sono indispensabili ma caratterizzano la qualità della vita.
«Sono tempi duri per tutti», ho risposto con un sospiro alla sua amarezza. «No, non per tutti», ha replicato lui. «Duri per chi rispetta la legge», ha aggiunto.
E così ho scoperto una vicenda tutta italiana dove alcune aziende subiscono controlli precisi e puntuali, mentre altre vengono provvidenzialmente risparmiate.
«Hai presente, alla fine della superstrada?», mi ha chiesto. Sì, c’è il capannone di quella rinomata azienda che produce divani. «Facci caso – ha continuato -: luci sempre accese, lavorano a ciclo continuo, giorno e notte. Tutti orientali, personale con scarse competenze, poche pretese e certo non in regola. Logico che poi possono proporre un divano a 500 euro, mentre da noi costa il doppio».
Da cristiano e da consumatore non ho potuto evitare di interrogarmi. Molto spesso sentiamo proporre campagne di boicottaggio nei confronti di aziende che, dopo aver delocalizzato all’estero, offrono condizioni di lavoro improponibili a donne e minori.
Se la risposta dell’opinione pubblica, di fronte ad abusi così plateali, sembra inevitabile, è molto meno scontata una reazione nei confronti di chi gioca sporco ma senza toccare le categorie che toccano la nostra sensibilità.
Non si può fare a meno di riconoscere che anche l’azienda di cui sopra (quella che impiega stranieri senza offrire le dovute garanzie) ha un comportamento poco trasparente e poco etico, e che da questa sua politica commerciale ingorda discende una crisi le cui conseguenze toccano anche noi, i nostri vicini, i nostri familiari.
E allora, come cristiani, dovremmo fermarci a pensare. Faremmo bene a chiederci se possiamo predicare il “non rubare”, e poi accettare senza troppe remore un secondo lavoro in nero.
Faremmo bene a chiederci se possiamo tenere alta la nostra alterità morale, e allo stesso tempo accettare sconti che di morale hanno poco, perché discendono da un trattamento economico discutibile.
Faremmo bene a chiederci se l’etica che diciamo di vivere e che vogliamo mostrare a chi ci sta attorno possa essere così miope da ignorare bellamente i drammi causati da un’economia malata, per continuare ad avvalerci delle “vantaggiose offerte” proposte da aziende, banche, professionisti di cui non possiamo condividere i metodi, ma i cui prodotti ci fanno comodo.
Sì, forse faremmo bene a riflettere. Perché la coerenza è un valore più prezioso di qualsiasi offerta speciale.
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Tag: abusi, azienda, casa, cassa integrazione, coerenza, controlli, costi, crisi, cristiani, divani, divano, domande, donne, drammi, economia, estero, etica, familiari, garanzie, giochi, Lavoro, legge, metodi, minori, miopia, mobili, Morale, offerta, opinione pubblica, orientali, politica, predicare, prodotti, professionisti, proposte, qualità, regole, risposta, risposte, rubare, sconti, sensibilità, spese, stranieri, superfluo, superstrada, tempi, trasparenza, valore, vicini, Vita
Consigli di lettura – 8
Ago 22
Pubblicato da pj
Storia, società, attualità, sociologia e fede nei suggerimenti di lettura proposti questa settimana nel mio programma radio su crc.fm.
Si comincia con “Evangelici nella tormenta. Testimonianze dal secolo breve” (Claudiana), di Giorgio Bouchard, un libro sulle personalità evangeliche che hanno vissuto i drammi della storia del Ventesimo secolo. È l’ultimo progetto – in ordine di tempo, beninteso – portato a termine dal pastore e saggista, già moderatore della Tavola valdese e autore di numerosi testi sul movimento evangelico (tra cui il mai troppo citato “Movimenti evangelici del nostro tempo”, che continua a essere uno degli strumenti migliori per comprendere il contesto evangelico italiano e internazionale odierno).
“Evangelici nella tormenta” nasce da una serie di conferenze tenute dall’autore nella chiesa battista di Meana di Susa e presenta – per dirla con Marco Brunazzi, autore dell’introduzione – «una serie di medaglioni di personalità evangeliche di vario profilo, dalle più note alle meno, che hanno scandito la storia del Novecento», iniziativa che viene accolta come “opportuna” «in un paese come l’Italia, dove la cultura evangelica… è normalmente confinata in spazi informativi del tutto marginali».
Bouchard nel suo libro racconta le vicende di personaggi che non hanno fatto la storia della chiesa – non direttamente, almeno – ma hanno introdotto la chiesa nella storia: dai paladini anti-apartheid Nelson Mandela e Rosa Parks a un Bonhoeffer africano, Guddinaa Tumsaa, passando per Reinhold Niebuhr e l’ex presidente americano (e pastore evangelico) Jimmy Carter, fino al noto – ma non quanto meriterebbe – missionario Albert Schweitzer e a credenti che hanno vissuto epoche buie, come Ernst Lohmeyer, Madeleine Barot e i ragazzi della Rosa bianca.
—
Più “leggera”, invece, la seconda proposta di lettura: si tratta di “Nel catalogo c’è tutto. Per chi va o torna a vivere da solo” (Feltrinelli), del trentenne milanese Francesco Gungui.
Comunemente si dice che le grandi città sono grigie, noiose, impersonali, ma la vita metropolitana, a saperla guardare con la giusta prospettiva, può essere perfino divertente, come dimostra Francesco Gungui. Nei capitoli del libro scorre la vita ordinaria di un giovane di oggi, alle prese con le abitudini da cambiare (andare a vivere da soli è un passo decisivo nella vita di una persona) mentre la propria esistenza comincia a delinearsi tra idee confuse, relazioni carenti, piccole nevrosi e grandi interrogativi.
Il “catalogo” da cui il libro prende il titolo è il catalogo dell’Ikea, che secondo l’autore è un paradigma della generazione di oggi: una generazione “componibile” per una vita “componibile”, proprio come un mobile della famosa azienda. La prosa di Gungui è godibile, e di fronte ad avventure e disavventure che molti di noi hanno affrontato (la ricerca di una casa, il mutuo, le faccende domestiche, il lavoro precario in un mondo di imbroglioni) è difficile non farsi qualche risata. Autocompatendosi, beninteso.
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Si legge uno spaccato di storia recente, invece, in “Da Gerusalemme a Roma. Il Medio Oriente, l’Italia, il mondo: riflessioni di un ambasciatore. 2001-2006” (Mondadori) di Ehud Gol, ex ambasciatore israeliano in Italia dal 2001 al 2006: un periodo non facile per Israele, che ha visto quindi il rappresentante diplomatico in una posizione particolarmente delicata nel difendere il suo paese da un’opinione mediatica mai generosa.
Per rappresentare le ragioni di Israele, Gol ha preso spesso in mano la penna e ha scritto lettere, commenti, corsivi sui principali quotidiani italiani.
Nei suoi contributi, raccolti in questo volume, Gol difende con instancabile energia Israele: di volta in volta di fronte all’ambiguità di Arafat e le omissioni dell’Europa, di fronte alle posizioni poco imparziali dei media e dell’Unione Europea, di fronte alla piaga del terrorismo e del fondamentalismo islamico da cui ha origine, di fronte al pacifismo a senso unico. Temi che ci riportano alla memoria l’amarezza di drammi, stragi, diritti negati, occasioni perse.
Il volume si apre e chiude con due capitoli dedicati al nostro paese: il percorso inizia con “L’Italia può aiutare la pace”, intervento su Repubblica nel 2001, e si conclude con “L’Italia ha capito Israele”, pubblicato sul Corriere nei giorni del congedo dal suo incarico.
Non sappiamo se il nostro Paese abbia davvero avuto o possa avere un ruolo importante nel raggiungimento della pace in Medio Oriente, ma sicuramente l’impegno di Ehud Gol nei sei anni del suo mandato è stato essenziale per la comprensione di Israele da parte del nostro Paese.
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Altro tema di cui abbiamo parlato questa settimana è stata la fede di Indro Montanelli: Montanelli è stato uno dei più significativi giornalisti del nostro paese, che con la sua penna e il suo pensiero ha caratterizzato molti dei dibattiti, degli scontri, dei drammi che l’Italia ha vissuto negli ultimi cinquant’anni.
Montanelli non si considerava un credente, eppure non ha mai rifiutato di riflettere su Dio e sulla fede. Anzi: nel suo considerarsi non credente c’era una sorta di rammarico per qualcosa che, per onestà, non poteva dire di possedere ma che cercava.
Giorgio Torelli, giornalista e discepolo di Montanelli, ha parlato spesso con lui di questo tema, e – a distanza di anni dalla scomparsa del personaggio – ha messo nero su bianco il riscontro di questi dialoghi.
Lo ha fatto in un volume che si intitola “Il Padreterno e Montanelli” (Ancora). Torelli racconta di un Montanelli stoico, ma che rivisitava spesso il tema della fede, sospirando «purtroppo, non ho fede. Magari, ne fossi toccato».
Dopo aver tratteggiato un quadro della sua fede – o “non-fede” -, Torelli si pone e pone una domanda sul “Dopo Montanelli”: “la nostra speranza nella misericordia del Padre ci nega o ci permette di ipotizzare un dialogo franco e decisivo tra Dio” e Montanelli?
Una domanda accademica, ovviamente, che non cambia le cose, e cui – su questa terra, almeno – non avremo mai una risposta. Ma è una domanda che permette a Torelli di scandagliare la posizione di decine di intellettuali (teologi, scrittori, giornalisti, missionari, lettori, pensatori di vario genere, naturalmente non tutti cristiani) su un tema delicato, quello della fede e della salvezza.
Le risposte, naturalmente, risentono dell’influenza culturale e delle convinzioni di ogni interpellato, ma permettono di riflettere e far riflettere.
Quale sia stata la sorte di Montanelli, naturalmente, non possiamo saperlo. A quanto ne sappiamo noi, non ha mai accettato Cristo nella sua vita, né si è mai detto credente. Ma chissà: la sua sincerità e la sua schiettezza nei confronti di Dio possono farci sperare.
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Parlando di sociologia, ci ha incuriosito che sembrava la negazione di sé: si tratta di “Non leggete libri per crescere i vostri bambini. ntimanuale del genitore sereno” (Rizzoli), di Elisabetta Zocchi.
Diventare genitori cambia la vita. E fa nascere nelle neomamme e nei neopapà una serie di dubbi, pensieri, preoccupazioni. Proprio facendo leva sulla inevitabile apprensione dei nuovi genitori, negli ultimi anni si sono moltiplicati i manuali mirati a suggerire metodi di ogni tipo per dare ai figli un’infanzia ottimale.
“Non leggete libri per crescere i vostri bambini” è decisamente controcorrente per il settore ed è scritto da Elisabetta Zocchi, giornalista e vicedirettore di due testate dedicate alle mamme, impegnata da anni nel settore della salute materna e infantile.
Zocchi, più che dare consigli particolari, punta a incoraggiare i genitori, perché – scrive – per essere buoni genitori basta il buonsenso. «Le mamme d’oggi – esordisce la Zocchi – devono sapere… che fanno sempre la cosa giusta. Anche quando incorrono in qualche involontaria svista».
Sottolineando che “un genitore non può smettere di credere in se stesso”, l’autrice guida il lettore attraverso dieci capitoli su aspetti essenziali relativi al rapporto tra genitori e neonato, e accompagna ogni capitolo con la risposta a un dubbio ricorrente – e, decisamente, umano – dei neogenitori stessi.
Insomma, il libro di Elisabetta Zocchi non sarà un manuale, ma riesce comunque a dare consigli. Utili e, soprattutto, di buonsenso.
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