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I limiti della libertà

A Milano la Corte d’Appello ha sancito che «Non soltanto il matrimonio tra marito e moglie, ma anche il rapporto di convivenza, se intenso e protratto nel tempo, possono fare scaturire lo stesso “dovere di cura”, gli stessi “reciproci obblighi di assistenza morale e materiale” che la legge pone a carico dei soli coniugi e presidia con pene da 1 a 8 anni in caso di “abbandono di persona incapace”».

Tutto nasce da una triste vicenda che, nel 2002, vide morire una cinquantaseienne a causa dell’assenza di cure da parte del compagno; la sentenza odierna capovolge quanto stabilito nel primo grado di giudizio, dove si sanciva che «la legge limitava ai soli coniugi l’obbligo all’assistenza morale e materiale», e se «le due persone non erano marito e moglie ma conviventi… all’uomo non poteva essere applicata… la norma penale che punisce l’abbandono».
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Pena eterna

Azouz Marzouk, l’uomo che nella strage di Erba ha perso tutta la famiglia, è stato duro nei confronti di Olindo Bazzi e Rosa Romano, i due coniugi a processo: «Per questi che ridono in aula senza rispetto verso nessuno non chiedo, come dicevo un tempo, la pena di morte, ma un ergastolo senza Dio».

Marzouk fa intendere che un ergastolo senza Dio sia peggio della semplice morte, e nella prospettiva comune probabilmente lo è.

Eppure, a ben guardare, si tratta di due sinonimi: un ergastolo senza Dio non è che un altro modo, forse più attuale e comprensibile, per definire quel dramma chiamato inferno.