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Buoni maestri
Ricomincia la scuola. Tornano in aula otto milioni di ragazzi e 700 mila docenti, e si apre con i consueti problemi: strutture inadeguate, precari senza certezze, regole poco certe e una certa dose di disinformazione su cause e rimedi, proposte e riforme.
Eppure, nonostante gli acciacchi e i rattoppi, malgrado in troppi la vedano come un parcheggio per i figli o un diplomificio, una sorta di Facebook non virtuale o una palestra di bravate, la scuola resta un pilastro nella nostra società.
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L’amore alla prova del fuoco
Il Dove World Outreach Center di Gainesville, in Florida – che nel sito ufficiale si definisce “una Chiesa neotestamentaria basata sulla Bibbia, la Parola di Dio” -, per ricordare l’11 settembre lancia la giornata internazionale “Brucia una copia del Corano”: «l’11 settembre – spiegano su Facebook -, dalle 18 alle 21, bruceremo il Corano in ricordo delle vittime e per opporci pubblicamente alla malvagità dell’islam. L’islam è diabolico!».
Nella pagina (che ha ottenuto l’apprezzamento di oltre cinquemila persone) si registra un serrato confronto tra sostenitori e detrattori dell’iniziativa (sono questi ultimi, a onor del vero, a proporre gli interventi più arguti), e da qui a settembre probabilmente i toni si accenderanno ulteriormente (che poi, forse, è l’obiettivo cui mirano gli organizzatori dell’iniziativa).
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La solitudine dell’uomo telematico
A leggere il titolo di Repubblica, pare che sia arrivata l’apocalisse della rete: «Facebook sotto assedio: “Cancelliamoci tutti”».
Al centro delle polemiche c’è il sito più cliccato della rete, dove 400 milioni di internauti hanno creato una propria scheda e interagiscono con amici (veri, presunti o fittizi) raccontando senza riserve gusti, passioni, idee: un catalogo di vizi (molti) e virtù (poche) che ha fatto rabbrividire i garanti della privacy a ogni latitudine.
Se anche Bill dice basta
Se si è stufato lui, figurarsi noi. Bill Gates, fondatore dell’informatica di consumo, autore dei programmi e dei problemi dei nostri computer, annuncia la sua decisione di lasciare Facebook: il suo profilo sul social network più diffuso al mondo, infatti, era diventato ingestibile, con le diecimila richieste di amicizia che lo hanno raggiunto.
«Mi sono reso conto che si trattava di un’enorme perdita di tempo… Era diventato ingestibile, alla fine ho dovuto rinunciare» ha spiegato.
In mancanza di meglio
Si può essere fan di un fuorilegge? Certo che si può: l’ultimo caso, in ordine di tempo, è William Stewart, “Billy il fuggitivo”, «il ladro diventato celebre in Nuova Zelanda per le fughe spettacolari e per l’abitudine di rubare cibo da case di campagna, incidendo poi col coltello messaggi di ringraziamento sul tavolo di cucina».
Da quando si è dato alla macchia, a febbraio, «ha raggiunto una certa notorietà, ispirando una serie di magliette con la sua immagine, una canzone in suo onore e diversi siti di ammiratori su Facebook». È stato preso oggi nell’ennesima fattoria, dove cercava di prelevare una moto. Dopo un’ultima fuga, Billy «non ha opposto resistenza e sembra aver accettato la sconfitta».
Raccontata così, sembra quasi la storia di un ladro gentiluomo, nato dalla penna di qualche autore ottocentesco. Quel che viene da chiedersi è come mai abbia attirato l’attenzione e la stima di così tante persone, che probabilmente non avrebbero apprezzato il personaggio se avesse sottratto viveri o altri beni da casa loro. Facile parteggiare per un ladro, fino a quando esercita dall’altra parte del mondo.
Ma non è solo una questione di distanza. L’essere umano è attirato dal bene: lo testimonia il suo desiderio di migliorare la propria condizione e la continua ricerca di qualcosa che lo soddisfi. Allo stesso tempo, però, è anche affascinato dal male. Che, a valori invertiti, è comunque un’eccellenza di cui ci si può infatuare in assenza di un progetto di vita convincente.
William Steward è l’antieroe ideale per una società a modo: ladro ma non troppo, fuorilegge ma educato, fuori dalle regole ma senza raggiungere gli eccessi di un assassino.
Tutto sommato ci piace pensare che sia uno di noi, e ci piace proiettare su di lui i nostri sogni mai realizzati: è uno che ha avuto il coraggio di osare una vita diversa, libera da quelle comodità e da quelle convenzioni che noi abbiamo accettato – e a cui, naturalmente, non rinunceremmo mai – ma che non perdiamo occasione di criticare.
E allora sì, un personaggio catartico come Steward diventa una utile valvola di sfogo, in mancanza di meglio.