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Alle fonti della gentilezza
Non so se ve ne siete accorti, stamattina, uscendo di casa e incrociando i vostri vicini: oggi è la giornata mondiale della gentilezza.
Un’iniziativa a dire il vero un po’ velleitaria che però raccoglie persone di buona volontà in una ventina di paesi, che ogni anno promuovono una giornata – sempre il 13 novembre – in vista della quale si occupano di raccomandare e sollecitare la gentilezza verso gli altri.
Uomo, l'ultima frontiera
Ci risiamo: i giornali oggi danno spazio ed evidenza a un annuncio (fanta)scientifico che arriva dall’Inghilterra, secondo il quale l’uomo starebbe per diventare inutile perfino ai fini della procreazione.
A quanto pare non ci è bastato. Per tre generazioni abbiamo tentato di stravolgere la società, e ci siamo ritrovati a rimpiangere quella che, a ragion veduta, era una formula efficace: da innovare, evidentemente, ma non da buttare.
Uomo, l’ultima frontiera
Ci risiamo: i giornali oggi danno spazio ed evidenza a un annuncio (fanta)scientifico che arriva dall’Inghilterra, secondo il quale l’uomo starebbe per diventare inutile perfino ai fini della procreazione.
A quanto pare non ci è bastato. Per tre generazioni abbiamo tentato di stravolgere la società, e ci siamo ritrovati a rimpiangere quella che, a ragion veduta, era una formula efficace: da innovare, evidentemente, ma non da buttare.
Preghiere pericolose
«Un’infermiera del Somerset (Inghilterra) rischia il licenziamento per essersi offerta di pregare per una paziente. Caroline Petrie è stata sospesa dal servizio per aver offerto sostegno cristiano durante una visita a casa ad una donna anziana».
Le notizie che arrivano dalla Gran Bretagna, sono sempre istruttive.
Riassunto delle puntate precedenti: nella patria del diritto e della libertà non è possibile festeggiare una ricorrenza che abbia un sentore religioso; è vietato indossare un oggetto configurabile come cristiano; è proibito pregare per chi ci sta vicino.
Come se non bastasse, ora è censurabile addirittura chiedere a un proprio paziente se apprezzerebbe la nostra preghiera nei suoi confronti.
L’infermiera faceva proprio questo: si limitava a chiedere ai suoi pazienti se volessero ricevere una preghiera. Si tratta di un gesto che, in un paese civile, verrebbe considerato pietoso e gentile, se non addirittura umano.
Chi soffre, di solito, sente il bisogno di dare un senso al suo dolore, cerca di comprendere la sua condizione, si interroga sulla vita e – talvolta – sulla morte. Una parola gentile che scaturisce da una fede serena può dare più sollievo di un farmaco.
Interessante notare anche che – stando al Corriere – l’infermiera correttamente non imponeva la preghiera, e si asteneva perfino dal proporla a coloro che riteneva potessero venir turbati da una simile offerta: e infatti a segnalare il caso è stata una anziana signora che, ironia della sorte, si definisce cristiana, e che ha riferito il fatto a un’altra infermiera, a quanto pare pronta a riferire alla direzione l’increscioso incidente.
Tant’è: l’infermiera è stata sospesa per aver voluto andare oltre, aiutare in ogni modo a lei possibile i malati che le erano stati affidati, certa che la malattia non sia solo un accidente fisico, ma (difficilmente si potrà sostenere il contrario) rattristi anche lo spirito.
Apprendiamo quindi che, in un paese laico e libero, l’infermiera deve limitarsi a fasciare le piaghe e tacere. Curioso, decisamente. Ci avevano raccontato che per certe professioni è necessaria una vocazione, specialmente quando si tratta di sopportare il peso di un contatto quotidiano con la sofferenza del prossimo: per questo ci eravamo illusi che la solidità spirituale potesse essere un valore aggiunto per chi opera in settori delicati come la sanità.
E invece no. Scopriamo che il medico, asettico nel suo camice bianco, deve limitarsi a guardarci come guarderebbe una cavia da laboratorio, considerando la nostra patologia come una semplice sfida e la nostra persona come un banale ammasso di reazioni fisiochimiche. Non dovrebbe proferire parola, perché potrebbe urtare la sensibilità del paziente; non dovrebbe accennare un sorriso, perché potrebbe offendere il credo di chi vede la malattia come un dono; non dovrebbe elargire rassicurazioni, perché potrebbe turbare la fede del paziente fatalista.
Un paese con un sistema sanitario come questo sarà sicuramente un paese laico. Ma, francamente, non lo definiremmo un paese libero.
(Buon)senso di giustizia
In questi ultimi tempi la tolleranza verso i mendicanti sta raggiungendo livelli di guardia: sono sempre più numerosi i sindaci che emettono ordinanze di varia intensità, accomunate dall’intenzione di allontanare i questuanti dal centro cittadino.
Il problema, si sostiene da più parti, non sono i bisognosi, ma coloro che hanno fatto dell’accattonaggio un mestiere, oltretutto lucroso, insieme a coloro che non si limitano a chiedere ma arrivano a importunare i passanti: insomma, via gli imbroglioni e gli scocciatori.
Se il problema è davvero questo, pare interessante l’esperienza che in questi ultimi mesi si è sviluppata nel quartiere Portoria di Genova grazie all’impegno di un carabiniere. Si chiama Sergio Scupola, trent’anni, ed è un appuntanto scelto; da buon carabiniere – o semplicemente da buon cittadino – non sopporta i furbi. Così, nel suo ruolo di carabiniere di quartiere ha deciso di impegnarsi per allontanare dalle strade della zona i falsi poveri, i falsi invalidi, i falsi malati. «Ha “monitorato” tutta la zona – spiega il Corriere -, ha fatto una sua mappa mentale di chi chiede l’elemosina, ha scattato fotografie, compiuto indagini e anche qualche pedinamento».
Così ha scoperto malati gravi che godevano di ottima salute, miseri senza tetto con una casa più che dignitosa, pescatori che finanziavano il loro hobby con gli oboli degli ignari passanti, e addirittura un agiato pensionato che arrivava da Savona per chiedere l’elemosina al semaforo perché “a casa non sa cosa fare”.
Per scoprire queste vicende e far cessare gli abusi non sono servite intercettazioni, l’esercito, investigatori, Ris, intimidazioni, malversazioni o aggeggi tecnologici: è bastato un carabiniere gentile e intelligente che al momento giusto ha saputo estrarre dalla fondina dell’anima l’arma del dialogo e dell’umanità. Facendo prevalere, nel suo piccolo, quella giustizia spicciola che migliora la vita di tutti i giorni.