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Parole stonate

Questa è la storia di una di noi. C’era una volta un’artista famosa per la sua voce e il suo talento; un’artista dal passato tormentato, protagonista di un percorso umano e spirituale variegato e complicato, che un giorno ha trovato la risposta alle sue domande, e la soluzione ai suoi problemi, nella fede nel messaggio del vangelo. Come molti di noi, certo: ma, se è vero che siamo tutti uguali davanti a Dio, è altrettanto vero che le scelte di vita di un personaggio famoso fanno più rumore, nel bene e nel male.

Aveva cominciato bene il suo percorso: silenziosa, per molti addirittura troppo, teneva per sé, nella sfera più intima, la sua nuova fede, apprezzata in questo suo approccio da chi conosce la vacuità delle dichiarazioni a effetto, e criticata da chi avrebbe preferito sentir gridare ai quattro venti una “testimonianza” ancora giovane, debole, difficile da conservare in mezzo ai marosi di un ambiente ostile come il mondo dello spettacolo.
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… si può dire “Pasqua”?

C’è chi si pregia di non celebrare le feste, ed evita accuratamente ogni sorta di messaggio augurale, ostentando con i malcapitati interlocutori un soddisfatto “io non festeggio”.

C’è chi, invece, non si crea problemi, e passa le giornate di festa con i familiari, di fronte a decine di portate, perdendo di vista le ragioni della festa, ma senza sentirsi in colpa perché “tutto è puro per i puri”.

C’è, a dire il vero, anche chi festeggia ricordando il significato della celebrazione, magari ripercorrendo le parti dei vangeli che raccontano i fatti rievocati nel periodo e ringraziando Dio per il suo intervento: si tratta di una minoranza, ma è bello sapere che qualcuno la vede anche così.

Non siamo qui per emettere giudizi di conformità: speriamo solo che ognuno abbia valutato il proprio comportamento attraverso una lettura onesta e organica di quel che dice la Bibbia.

Non ci stupisce, dicevamo, chi festeggia o non festeggia. Ci stupisce, semmai, chi si astiene dal festeggiare cristianamente la pasqua, ma poi diffonde messaggi di auguri per il nuovo anno, per i compleanni, per altre ricorrenze. Non che sia sbagliato, beninteso: ma è una questione di coerenza.

Per quanto mi riguarda, nella libertà cristiana, estendo a tutti gli amici di biblicamente la speranza e l’augurio (nell’accezione migliore del termine, per carità) di una buona pasqua: che sia un’occasione per rinnovare la nostra gratitudine verso Dio, nell’autentico ricordo di Gesù Cristo, morto al posto nostro e risorto per donare la vita a tutti coloro che ripongono la loro speranza in lui.

A cominciare dal raccoglimento

«Se si vuole c’è tempo per tutto. A cominciare dal raccoglimento spirituale e dalla preghiera»: parole di Ettore Bernabei, “il signore della televisione”, al vertice della Rai per una generazione e attualmente, alla bella età di 88 anni, produttore televisivo.

Si tratta dunque di una voce autorevole in fatto di lavoro intenso, ritmi ossessivi, impegni debordanti. Bernabei, dopo mezzo secolo abbondante di onorato servizio nel settore pubblico potrebbe starsene comodamente in pensione, e invece continua a portare avanti una sorprendente serie di attività: un manager per vocazione, più che per passione o necessità.

Non ha tempo di annoiarsi, eppure è categorico in relazione alla sua vita spirituale. C’è tempo per tutto, a cominciare dal raccoglimento spirituale.

Sarà un caso, ma nell’intervista dice proprio “a cominciare da”. Sembra quasi paradossale pensare che, molto spesso, quel raccoglimento spirituale che per Bernabei viene “prima di tutto” noi lo mettiamo in fondo. Lo teniamo per le riserve di tempo anche se siamo consapevoli che ci sarà difficile trovare un momento libero ed energie sufficienti alla fine della giornata.

“Non ho tempo”, è una delle scuse più comuni quando si parla di vita spirituale. Una recente catena telematica faceva notare che se maneggiassimo la Bibbia nella misura in cui usiamo il cellulare (fateci caso, ormai è diventato una mania: lo usiamo per telefonare, per inviare messaggi, ma anche per controllare se c’è segnale, per verificare se ci siamo persi qualche chiamata…), la nostra vita spirituale sarebbe molto più ricca.

Anche in un’epoca precedente al boom dei cellulari, un personaggio autorevole (più di Bernabei) rivelava che con il suo raccoglimento spirituale voleva “risvegliare l’alba”, che all’alba cercava Dio, che la sua lode si elevava al mattino. Trattandosi di un capo di stato, viene da pensare che non fosse solo una questione di insonnia, o una particolare predisposizione agli orari mattutini.

Forse quel personaggio aveva capito prima degli altri che la giornata non è mai abbastanza lunga, che la sera arriva troppo presto, che gli imprevisti sono all’ordine del giorno, che lo stress e la fatica non permettono di garantire un dopocena lucido.

Forse proprio in considerazione di tutto questo il re Davide – l’avrete capito, il personaggio è lui – aveva deciso di cominciare la giornata con Dio, prima di tuffarsi nei pressanti impegni di un’agenda che non concede tregua.

Il raccoglimento, la devozione, la preghiera quotidiana non sono optional per la vita del cristiano, e non sono nemmeno una spesa.

Sono, invece, il migliore investimento che un cristiano sensato possa fare per aprire la sua giornata nel migliore dei modi: e, con il tempo, ci sorprenderemo a scoprire che non sarà solo un investimento dal punto di vista spirituale, ma anche sul piano operativo.