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Generosità a termine
“Italiani generosi, ma meno di prima“: un’indagine del Corriere segnala come sia calata da parte dei privati la disponibilità a sostenere associazioni benefiche.
A risentirne di più sono state le realtà che si occupano di sanità e di ricerca scientifica, che hanno subito anche il contraccolpo di una minore generosità da parte di aziende e fondazioni.
Non che manchi l’interesse per il bene altrui: 9 milioni e 200 mila contribuenti, nel 2008, hanno destinato il loro cinque per mille alle onlus convenzionate con lo Stato, e in particolare alle realtà coinvolte nel sociale (ai primi posti Medici senza Frontiere, Emergency, Unicef).
Telecomandi e telecomandati
Gli adolescenti che esagerano con tv e internet sono più problematici degli altri: lo rivela una ricerca della Società italiana di pediatria, che nei giorni scorsi ha reso pubblici i risultati di un’indagine condotta su 1300 studenti tra i 12 e i 14 anni.
Se Internet, con i suoi social network, i messaggi istantanei e le chat, è ormai un must per i teenager, la tv è tornata in auge dopo un periodo di minore attenzione: i ragazzi navigano in rete e si fanno compagnia con la tv. Ma non, come si potrebbe pensare, mentre chattano con gli amici: la televisione, per la maggior parte di loro, si accende alla sera, a cena. Quando, probabilmente, sono lasciati soli da genitori troppo presi dal lavoro, o sono in loro compagnia ma hanno, evidentemente, poco da dire e all’assordante silenzio di una tavola senza parole preferiscono lo sciapo sottofondo di un programma.
Un quadro sconsolante, che offre alcuni dati interessanti. Internet, ormai, è il mezzo di interazione più gettonato, ma la televisione resta ben presente nel loro immaginario: la guardano a cena, ma anche direttamente sullo schermo del pc, attraverso i filmati che quasi tutti scaricano dalla rete.
Se per loro la rete è il mondo di relazione, la televisione è maestra di vita: attraverso i suoi programmi assorbono valori e trovano battaglie da combattere, atteggiamenti da sostenere, mode da seguire, guru da ascoltare, personaggi da imitare.
Se il consumo resta nella modica quantità, la televisione sarà solo una delle voci, e attraverso il confronto i ragazzi potranno trovare una posizione equilibrata. Quando però la fruizione deborda oltre il buonsenso e la televisione diventa l’unica voce, il suo universo invade l’immaginario dello spettatore: può succederci allora di fare nostri i suoi valori, di chiamare i personaggi televisivi per nome, di scambiare gli amici con i protagonisti dei talk show, di dare credito a chi non lo merita, di crearci un mondo di immagini, egoismi e consumi dove le parole d’ordine sono “prenditi cura di te”, “tutto intorno a te”, “perché io valgo”, e via degradando.
Si fa presto a dire “a me non succede”, “posso smettere quando voglio”. La dipendenza è sempre in agguato e il rischio, ancora più grave in quanto subdolo, non è di perdere la salute, ma la consapevolezza di ciò che conta. Che, a ben guardare, è anche peggio.
La cosa giusta
Qual è la cosa giusta? Nella vita o su un campo di calcio non è facile individuarla. E quando si pensa di averla trovata, il contesto finisce per metterla in discussione.
Ne sa qualcosa Bepi Pillon, allenatore dell’Ascoli, da sabato soprannominato “mister correttezza” per un gesto senza precedenti. La sua squadra ha segnato un gol con un avversario a terra, e quindi senza rispettare il patto tra gentiluomini di solito osservato in questi casi; Pillon – dice lui “d’accordo con la squadra” – ha ordinato ai suoi di fermarsi e di lasciar segnare gli avversari per ristabilire la parità e ripartire con il gioco ad armi pari.
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Tolleranza a tempo
Al mondo un umano su quattro è di religione islamica: lo rivela una indagine del Pew Forum in Religion & Public Life, istituto che propone spesso indagini e sondaggi su tematiche legate alla spiritualità.
I cristiani – almeno quelli nominali – hanno ancora la maggioranza (2 miliardi e 250 milioni, contro un miliardo e 570 milioni di islamici), ma la stima sui seguaci di Maometto ha stupito lo stesso istituto di ricerca: «Ovunque il numero è più alto di quanto non ci aspettassimo».
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