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Si può dare di più

I Salwen sono una classica famiglia americana, di quelle che i film hanno reso un simbolo degli Stati Uniti: padre, madre, due figli (ovviamente maschio e femmina), una villa comoda con quattro stanze e altrettanti bagni, e poi il giardinetto, un’auto confortevole e tutto il resto.

In questo resto era compresa anche una vita da buoni cristiani, di quelle che noi dovremmo guardare sentendoci inadeguati: facevano beneficenza, il padre organizzava aste di abiti usati per raccogliere fondi da dare ai poveri, i figli svolgevano ore di volontariato (da noi, invece, se un figlio si propone di dedicare tempo ai bisognosi, perfino il cristiano più maturo è tentato di replicare: “cosa ci guadagni?”. Segno che la cultura materialistica forse è un problema più marcato di quanto vorremmo credere).

Insomma, come sopra: la classica famiglia americana. Fino a quando una domanda ha attraversato la loro mente e (soprattutto) la loro vita.

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La Casa degli altri

Sabato pomeriggio è stata inaugurata la nuova sede torinese di Casa della Bibbia: la nota libreria cristiana – nonché casa editrice e agenzia editoriale – lascia i locali di via Botticelli per spostarsi in via Massari.

Una posizione più decentrata, ma dove la struttura può avvalersi di 1300 metri quadri di cui 100 di esposizione libraria aperta al pubblico, cui si aggiungono due sale conferenze, uffici, un ampio deposito: una scelta di comodità per gli utenti, anche perché – come spiegavano i responsabili – nella zona sono presenti una decina di chiese evangeliche.
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Bibite e Bibbie

A volte non è tanto la notizia a fare la differenza, ma l’accostamento. Leggo oggi su booksblog.it che è disponibile un gadget decisamente curioso, una custodia per alcolici cammuffato da Bibbia. «Pur avendo l’aspetto dall’esterno di una copia della Bibbia – spiega l’articolo -, con tanto di titolo in inglese e decorazioni in oro, l’interno nasconde una fiaschetta classica da liquore, che dovrete semplicemente riempire con il vostro alcolico preferito».

Non è la prima volta che qualcuno usa una Bibbia per travisare contenuti meno nobili: dal detenuto che ci nasconde un martelletto da geologo al sindaco Peppone che, andando negli USA, ci inserisce il Capitale di Marx (in risposta a Don Camillo che, a sua volta, aveva inserito il breviario in una copertina più adatta al viaggio in URSS).

Va peraltro rilevato che l’azienda produttrice, nel realizzare la custodia per liquori, ha esercitato un minimo di pudore: il titolo sulla copertina non è “The Holy Bible” ma semplicemente “The good book”, il buon libro.

In ogni caso la notizia suona anche più curiosa se si tiene conto del fatto che, a tutt’altra latitudine e forse senza alcun contatto tra le due realtà, una nota libreria cristiana italiana ha pubblicizzato di recente una Bibbia con la custodia in latta, che nelle cromature e decorazioni richiama inequivocabilmente (e volutamente) una lattina di bibita: “la Bibbia, l’unico libro che toglie la sete” è stato lo slogan scelto per la promozione.

Che nostalgia dei tempi in cui si diceva “ogni cosa al suo posto”…