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Ricerche a tema

Focus riporta la notizia di una ricerca danese secondo la quale «Davanti al fascino di personalità carismatiche il nostro cervello sembra rinunciare a ogni forma di difesa».

Pare infatti che «alcune aree del cervello – parti della corteccia cingolata anteriore e prefrontale – responsabili del nostro scetticismo e sentimento di vigilanza… se persuase dalle parole di supposti guaritori o profeti… sembrano diventare meno attive».

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Lo scrupolo del “perché io?”

È passato poco più di un mese, e come tutti i casi di cronaca, per quanto gravi siano, anche questo è stato ormai archiviato. Nessuno ne parla più, e in effetti non ce ne sarebbe motivo: un uomo, roso da un’instabilità mentale e da problemi familiari, ha ucciso la ex moglie e altre due persone con cui aveva un contenzioso, trasformando la Bassa padana in un far west e scatenando il panico tra la popolazione per un pomeriggio intero.

Loro sono morti, lui è in carcere (o in cura), il caso è chiuso. Eppure qualche domanda, a distanza di un mese, bisogna porsela: perché, rispetto a tanti uxoricidi, questo è complicato da due elementi che impensieriscono, o almeno dovrebbero farlo.

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Suocera si diventa

Un corso educativo per suoceri: è la proposta della curia udinese, che ha organizzato «un vero e proprio corso per educare le suocere a non fare le “suocere”».

Consapevoli che tre matrimoni su dieci (ma, in certe zone, addirittura il 50%) naufraga anche a causa di interferenze che provengono dalle famiglie d’origine dei coniugi, l’arcidiocesi ha deciso di proporre, in collaborazione con tre psicologhe, alcuni incontri su temi per niente scontati: “E vissero felici e contenti. Relazioni familiari tra illusioni e realtà”, “A pranzo con i miei. Storie di ordinaria amministrazione”, “Mi tieni il bambino? La solidarietà tra generazioni”.

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Meditazione sul nulla

La meditazione, però, sì. Ieri abbiamo parlato della disavventura capitata a una incauta insegnante inglese, Olive Jones, licenziata in tronco per una proposta indecente a una sua allieva: pregare per la sua malattia.

La coerenza, a nord della Manica, non è più quella di una volta se, a fronte di questa vicenda, nel Kent due scuole hanno deciso di proporre ai propri studenti un corso di meditazione.

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Illustri sconosciuti

Per qualcuno si tratta di un vero e proprio sacrilegio: il vicepresidente del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR), istituto pubblico nazionale che si occupa di promuovere l’attività scientifica nel nostro Paese, è un creazionista.

Una circostanza che suona come un’eresia per la maggioranza degli scienziati italiani: e non poteva essere diversamente dato che, da 150 anni, la scienza ha legato la sua autorevolezza e il suo prestigio alla tesi dell’evoluzione, facendone dottrina e testo sacro per chiunque avesse intenzione di varcare la soglia delle discipline sperimentali.

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Sorriso amaro

L’esperienza ci insegna che il sorriso è un sollievo per chi lo dona e per chi lo riceve.

Esiste, però, anche un sorriso sbagliato, fuori luogo. Come quello che la coppia Mogol-Battisti eternò in un celebre brano, e che descrive la fine di una relazione: “Un sorriso/ e ho visto la mia fine sul tuo viso/ il nostro amor dissolversi nel vento/ ricordo, sono morto in un momento”.

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Pugni alla coscienza

Diciott’anni, due pugni e una vita sulla coscienza. Ci si può rovinare l’esistenza anche così, dando in escandescenze per difendere un diritto inesistente e un atto palesemente antisociale.

È successo a Torino dove un settantaseienne è stato preso a pugni in faccia da un giovinastro che insisteva per salire in bicicletta sul bus. L’autista, una donna, non sapeva più quali armi usare per convincerlo a restare a terra, e l’uomo, con un passato da tramviere, è intervenuto per rasserenare il ragazzotto. A onor del vero non sappiamo ancora se l’ictus che ha ucciso l’anziano sia stato una conseguenza diretta dei pugni presi sul bus, anche se la logica e il buonsenso lo suggerirebbero.
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Vita (poco) intelligente,

Qual è stato l’anno più importante della storia?

Non si tratta di un quiz ma una domanda posta qualche settimana fa da Intelligent Life, supplemento dell’Economist. Qualche malizioso potrebbe concludere che l’inserto in questione non deve essere poi così intelligente se perde tempo con domande così oziose, ma – nonostante l’obiezione non sia insensata – bisogna spezzare una lancia nei confronti del periodico: si tratta di una domanda tipicamente estiva, quando le notizie scarseggiano e i giornali di tutto il mondo si buttano sul “colore” o su inchieste senza troppo mordente.

E insomma: qual è stato l’anno che ha cambiato il mondo? «Gli esperti consultati dalla rivista – racconta Repubblica – naturalmente non raggiungono un accordo. Al massimo, in una discussione del genere, ciascuno può dire la sua».

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Preferisco di no

È mancato venerdì sera Walter Cronkite, colonna del giornalismo televisivo statunitense. Nato nel 1912, era stato per sei decenni «l’uomo di cui gli americani avevano più fiducia, col suo approccio diretto, con le sue parole misurate, con la sua voce profonda che gli conferivano una autorevolezza senza precedenti nel mondo dei media».

Il culmine della sua carriera è stata la conduzione per quasi vent’anni (dal 1962 al 1981) del notiziario serale della CBS, ruolo che lo aveva consacrato anchorman di punta: fu lui ad annunciare la morte di Kennedy e lo sbarco sulla luna.

L’America si è commossa di fronte alla sua dipartita, e non solo perché era un grande comunicatore. «La grande forza di Walter Cronkite  – ha ricordato il suo collega Brian Williams – era di essere la stessa persona davanti alla telecamera o fuori dallo studio. Una persona onesta e diretta che andava sempre al sodo, senza tanti fronzoli. Un modo di fare che piaceva agli americani».

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Senza luce

A Pisa scoppia la polemica in occasione della festa del patrono, San Ranieri: “Candele obbligatorie per il santo, alle finestre buie multa di 500 euro”, titola oggi il Corriere.

Si tratta di un’ordinanza che il sindaco, Marco Filippeschi, ha emanato per illuminare il Lungarno in occasione della festa patronale, definita «una delle più suggestive della Toscana»: ottantamila ceri, domani sera, brilleranno sulle finestre delle case affacciatesul fiume.

La decisione ha sollevato un polverone, con «minacce di ricorsi al difensore civico, accuse di provvedimenti liberticidi e anche poco tolleranti nei confronti di altre religioni».

L’ordinanza, però, è chiara: obbliga i proprietari ad accendere i lumini, pena una multa piuttosto salata (dai 200 ai 500 euro). A controllare sarà una task force degna di migliore occupazione, composta da vigili urbani, carabinieri, poliziotti e finanzieri.

L’ordinanza prende le mosse nientemeno che dal pacchetto sulla sicurezza firmato dal ministro Maroni: «Abbiamo applicato l’articolo che prevede interventi in caso di degrado urbano – spiega l’assessore alle Manifestazioni storiche, Federico Eligi -. Il motivo? Purtroppo i buchi neri, ovvero i lumini spenti, nei palazzi dei lungarni per san Ranieri sono una vera e propria offesa all’estetica della città. In più, c’è anche un problema sicurezza. Il 16 notte in questa parte di Pisa si spegne completamente l’illuminazione pubblica e a rischiarare le strade sono solo i ceri».

Una spiegazione che, speriamo, sia pervasa quantomeno da un filo di consapevole ironia, visto che le motivazioni addotte potrebbero venir smontate con facilità da qualsiasi persona dotata di una logica.

Insomma: volenti o nolenti, credenti o miscredenti, i pisani con la fortuna di possedere una casa sul Lungarno, dovranno accendere un cero al patrono.

Sarebbe sicuramente esagerato scomodare vicende bibliche come la storia degli amici del profeta Daniele, obbligati a inchinarsi davanti alla statua dell’imperatore: il buonsenso ci impone di riconoscere che si tratta solo di un’iniziativa di carattere estetico, ancorché infelice e discutibile, proposta dall’amministrazione comunale.

In fondo non dovremmo nemmeno stupirci troppo: viviamo in un contesto cattolico, checché se ne dica, e le nostre città pullulano di riferimenti alla storia religiosa del nostro paese; sono già molti coloro che, ultimi arrivati, vorrebbero vedere abolire questi simboli, senza andare troppo per il sottile: ma si sa, l’estremismo non ha mai dato prova di delicatezza e nemmeno di ragionevolezza.

Non ha molto senso unirsi al coro dei novelli iconoclasti, anche se sicuramente alcuni dubbi sorgono.

Dubbi nei confronti di un’amministrazione di centrosinistra che sorprende: ci avevano spiegato che proprio quella era la casa del rispetto per le differenze, per le diversità, per le minoranze. E immaginiamo l’imbarazzo di chi, se la decisione fosse stata presa dalla giunta di un altro colore, avrebbe alzato giaculatorie contro l’ordinanza, e ora invece glissa con non chalance.

Ma sorgono dubbi anche nei confronti dei metodi: approfittare di una legge che si occupa di estetica delle città per imporre un obbligo dai risvolti così delicati – si tratta pur sempre di questioni religiose – dimostra poco tatto e un senso di opportunità politica poco sviluppato.

Come si diceva, non è il caso di farne una questione di principio né trarne fosche profezie. Spiace però che la giunta comunale di una città come Pisa non si renda conto dell’assurdità e della inopportunità di una simile scelta.

La credevamo una giunta illuminata. E invece, a quanto pare, il Lungarno pisano ha proprio bisogno di un po’ di luce.