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Le responsabilità della libertà

Ormai era nell’aria e, nonostante le contestazioni dell’ultimo minuto e le manovre di qualche pio illuso, non poteva che finire così: il Sinodo valdese, riunito a Torre Pellice, ha votato sì al riconoscimento della benedizione per le coppie gay.

Una decisione che un gruppetto minoritario aveva tentato di evitare nelle ultime settimane, con un appello pubblico al Sinodo affinché ritrovasse la fedeltà alla secolare Confessione di fede valdese e, per quanto possa sembrare scontato, al vangelo, evitando decisioni destinate ad allontanare i valdesi dalle altre realtà evangeliche.
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Tesi dimenticate

Dai giornali alle vetrine, in questi giorni è un dilagare di spazio dedicato ad halloween. Alcuni gentili ascoltatori mi hanno chiesto di parlarne anche in onda per spiegare che si tratta di una festa pagana, che è aliena dalla nostra cultura, che è un pericolo per i più piccoli: i genitori dovrebbero evitare di liquidare la questione con superficialità (“se mio figlio è felice, io sono felice”) e preoccuparsi per la valenza giustificativa che halloween offre al macabro (scheletri e cimiteri), all’esoterico (streghe e demoni), al ripugnante (cadaveri e mostri). Se i più piccoli sono davvero “entusiasti” di mostri e streghe, come dice Valentina Vezzali di suo figlio, forse è il momento di un esame di coscienza per quei genitori che non sanno, o non vogliono, o non trovano il tempo per indirizzare i figli verso esempi, eroi, valori positivi.

A forza di parlare di Halloween, però, ci stiamo dimenticando come ogni anno di un 31 ottobre che per chi ama la Bibbia dovrebbe significare molto.

Il 31 ottobre 1517 Martin Lutero affiggeva alle porte della cattedrale di Wittemberg le sue 95 tesi; non voleva essere un atto rivoluzionario, ma di fatto quel suo intervento cambiò la storia della cristianità. L’anniversario, come sempre, passa inosservato sui media nazionali (nessun accenno sui quotidiani o nei palinsesti televisivi), ma sorprendentemente nemmeno le chiese evangeliche sono particolarmente affezionate a questo ricordo. Eppure è significativo e potrebbe essere un ottimo spunto per letture pubbliche della Bibbia, per la proiezione di Luther (la Rai, purtroppo, l’ha mandato in onda di recente a notte fonda, e quindi non lo riproporrà oggi), per interrogarsi e interrogare la società sul significato e l’eredità di quella riforma.

Perché è innegabile che il sola fide, sola gratia, sola scriptura non è retaggio esclusivo del mondo protestante, ed è evidente che anche chi non si considera figlio di quella riforma – ma ama la Bibbia – ha un debito d’onore nei confronti di quel monaco tedesco che, coraggiosamente, proclamò per primo l’importanza di una lettura personale e diretta della Bibbia, senza intermediari, dove la tradizione (religiosa) lascia spazio alla traduzione (in lingua corrente).

In occasione dell’anniversario la casa editrice Claudiana propone la riedizione di un interessante volume di Giovanni Miegge. Si intitola Lutero. L’uomo e il pensiero fino alla dieta di Worms (1483-1521) e racconta, con dovizia di particolari anche poco noti, la vicenda umana e spirituale del monaco agostiniano che avviò la riforma protestante.

Miegge è stato uno dei più importanti teologi protestanti italiani del Novecento; l’opera uscì nel 1946 e viene ristampata ancora oggi in quanto è diventata, nel tempo, un punto di riferimento per la comprensione di un periodo fondamentale nella vita di Lutero, ossia il lasso di tempo che va dalla crisi convenutale alla ribellione.

Non deve spaventare il linguaggio un po’ datato del testo: la lettura è scorrevole e interessante, sia nel suo complesso – Miegge concentra l’attenzione sui motivi spirituali della scelta di Lutero – sia nei gustosi aneddoti sulla vita del riformatore, che accompagnano le quasi cinquecento pagine della narrazione.

La struttura del libro propone una divisione in capitoli che parte dall’infanzia di Lutero, passando per la carriera monastica, la crisi spirituale, la scoperta dell’evangelo, la questione delle indulgenze (causa scatenante, ricordiamolo, della ribellione di Lutero), il processo, i dibattiti teologici dell’epoca, gli scritti teologici di Lutero, fino appunto alla difesa davanti ai principi alla dieta di Worms nel 1521, che si concluse per lui con un editto di scomunica.

In fondo al volume, un’utile appendice propone il testo integrale delle celebri 95 tesi, in latino con testo italiano a fronte, per comprendere nel concreto quello che fu l’inizio di una riforma che avrebbe cambiato la storia.

Primogeniture contese

Una rivelazione sorprendente arriva dalla Germania: contrariamente a quanto si credeva fino a oggi, Lutero non fu il primo a tradurre la Bibbia in tedesco.

A dare la notizia è il quotidiano Die Welt, secondo cui «Martin Lutero non aveva a disposizione solo testi della Bibbia in latino, greco ed ebraico quando cominciò a lavorare alla versione in tedesco nel 1521: secondo alcuni studiosi, ne aveva già una copia scritta in questa lingua».

E non basta: non c’era solo la versione tradotta da Guenter Zainer e apparsa nel 1475 ad Augusta, di cui Lutero riprese lessico e grammatica.

Nel periodo giravano nei paesi germanofoni addirittura diciotto traduzioni delle Sacre Scritture prima della nota versione di Lutero, datata 1534.

«La particolarità di Lutero – concede Die Welt – rimane comunque che tradusse principalmente dall’ebraico e dal greco, cercando di rimanere il più vicino possibile alle fonti e non basandosi solamente sulla vulgata latina».

E non solo, viene da aggiungere. Non si può dimenticare che la Bibbia, come ogni libro (e più di ogni altro libro) ha un valore nel momento in cui la si legge: altrimenti diventa un simbolo, un feticcio, un idolo tra i tanti.

Lutero non ha avuto solo il merito di tradurre la Bibbia nella lingua del popolo, e di farlo con accuratezza filologica: ha diffuso su larga scala la consapevolezza di quanto sia importante per ogni cristiano di leggerla, comprenderla, viverla.

La conoscenza della Bibbia è diventata un caposaldo della riforma protestante e ancora oggi è un punto d’onore nelle culture (evangeliche) del nord Europa e del nord America, dove – contrariamente a quanto avviene nell’area mediterranea – fa parte del bagaglio culturale di base del cittadino medio.

Lutero non ha solo tradotto la Bibbia: l’ha accreditata nuovamente, dopo secoli, come la fonte e il motore della fede. Per questo, nonostante tutti i limiti che ogni personaggio umano può incarnare, come cristiani non possiamo non provare riconoscenza nei suoi confronti. Anche se la sua traduzione non dovesse essere la prima.