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Deliri arancioni
Alla fine il parroco arancione, «il reverendo di Obdam, Paul Vlaar, è stato sospeso perché “non ha rispettato la sacra natura eucaristica”»
I superiori hanno inflitto al prete una “pausa obbligata” dopo che, «alla vigilia della finale dei “Mondiali” fra gli Orange e la Spagna aveva celebrato una messa propiziatoria vestendo una stola del colore della nazionale e tenendo in mano un pallone da calcio».
Il ritmo del messaggio
“God is my dj”, si intitolava la tournée musical-teatrale che Alice portava in giro per l’Italia tra brani sacri e pezzi meno convenzionali.
Chissà se l’iperbole di quello slogan ha qualche parte nella decisione della diocesi cattolica di Genova, che sulla spiaggia di Arenzano ha inaugurato la prima “discoteca cristiana”: l’obiettivo è «far ballare d’estate i turisti e i parrocchiani in allegria, pregando e divertendosi».
Stragi nel silenzio
Nella notte tra mercoledì e giovedì, in Egitto, si è consumata una strage: nove persone sono state uccise all’uscita di una chiesa, dove avevano celebrato il natale copto.
Una notizia agghiacciante che merita attenzione per la gravità del fatto e per la scossa che una vicenda simile inevitabilmente porta nei rapporti tra comunità religiose e le ripercussioni che potrebbe avere anche in Europa.
Evidentemente, però, la pensiamo così quasi solo noi.
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Consigli di lettura – 6
Anche questa settimana con i consigli per le letture estive proposti nel mio programma radiofonico giornaliero ho tentato di spaziare in maniera più ampia possibile.
Abbiamo cominciato con l’ultima fatica di Camillo Ruini, Rieducarsi al cristianesimo. Il tempo che stiamo vivendo (Mondadori): raccolta di tre recenti discorsi del cardinale incentrati sul ruolo sociale dell’uomo visto in tre prospettive diverse, dal rapporto tra teologia e cultura all’approccio didattico (“Uomo, cultura ed educazione in una nuova fase storica”), fino alla morale nella bioetica (“Quel bene umano a cui non possiamo rinunciare”). Problemi concreti, come ben sappiamo, con i quali ci dobbiamo confrontare sempre più spesso e sui quali spesso, a causa di messaggi contraddittori da parte della società e dei media, è difficile trovare una prospettiva responsabilmente cristiana.
Abbiamo parlato poi di etologia con La bella zoologia di Danilo Mainardi (Cairo editore): l’autore è professore di Ecologia comportamentale all’università Ca’ Foscari di Venezia e – soprattutto – è innamorato del suo mestiere. Nel libro divide in quattro parti le sue ricerche e le sue scoperte: comincia raccontando l’intelligenza degli animali, per poi passare a “storie e ritratti”, “evoluzione e adattamenti”, concludendo con osservazioni “intorno all’uomo” e al suo rapporto con le specie animali. Decine di capitoli tra scoperte e curiosità che rendono davvero una “bella zoologia” quella proposta dall’autore, che – al di là di qualche conclusione personale – ci conferma ancora una volta quanto sia perfetto ogni dettaglio del creato.
Un salto nel passato con un classico della produzione editoriale evangelica: da qualche tempo è di nuovo disponibile Ma il vangelo non dice così. Esposizione delle differenze tra la Chiesa cattolica romana e il vangelo, del pastore valdese Roberto Nisbet. Un volume che ha accompagnato più generazioni ed era sparito dagli scaffali, forse nell’ottica di una prospettiva edulcorata dell’ecumenismo. Si tratta di un vademecum composto da una serie di risposte evangeliche alle domande più comuni sulle differenze tra le due realtà, cattolica ed evangelica (o del cattolicesimo rispetto al vangelo, secondo il titolo); le domande e risposte sono divise in diciotto capitoli che partono dal concetto di chiesa e toccano, tra gli altri argomenti, l’autorità del testo biblico, il papato, la messa, il culto di Maria e dei santi, il purgatorio.
Nel corso degli anni il dialogo ha assunto altri toni rispetto all’epoca in cui il volume è uscito per la prima volta, eppure il testo di Nisbet risulta utile ancora oggi: non tanto per un confronto all’ultimo versetto con gli amici cattolici, né per “convincere” gli interlocutori. Serve al lettore evangelico per comprendere, chiarire, farsi un quadro sul proprio credo. Perché solo dalla consapevolezza della propria posizione può nascere un sereno e proficuo confronto con gli altri.
Da Nisbet a Daniel Maguerat per un libretto agile e interessante: Paolo di Tarso. Un uomo alle prese con Dio (Claudiana). Daniel Marguerat, professore di teologia neotestamentaria a Losanna, definisce l’apostolo delle genti come “L’enfant terrible del cristianesimo”, e nel suo scritto mette subito in guardia contro un’interpretazione basata su filtri deformanti o sulla tentazione di ignorarlo. Anzi: a un certo punto, in barba a chi vede Paolo come un personaggio misogino, lo definirà “più progressista di quanto si creda”.
Ultimo testo della settimana, Libere chiese in libero stato. Memoria in favore della libertà dei culti (Edizioni GBU) di Alexandre Vinet, libro recentemente pubblicato anche in italiano a 180 anni dalla sua prima edizione e salutato con soddisfazione anche sulle colonne del Corriere della Sera. L’autore è Alexandre Vinet, pastore e studioso evangelico vissuto in Svizzera nella prima metà dell’Ottocento, e nel 1826 pubblicò “Libere chiese in libero stato”, sull’importanza della separazione tra Stato e chiesa. Se la frase non vi suona probabilmente nuova è perché uno dei fondatori dell’Italia unitaria, Camillo Benso conte di Cavour, insistette sulla necessità di dividere le sfere d’azione di stato e chiesa, e viene ricordato sui libri di storia con la frase “Libera Chiesa in libero Stato” a sintetizzare questo concetto. Concetto che, pare, sia stato ispirato a Cavour proprio dagli scritti del pastore Vinet.
Gli estremi dei consigli di lettura sono nello Spazio libri
Cristiani a cinque cerchi
Si è parlato poco di fede, durante queste Olimpiadi. Sarà perché si svolgono in un paese a libertà limitata, o forse perché gli inviati avevano di meglio da raccontare.
All’inizio delle competizioni abbiamo visto solo la testimonianza cristiana dell’italiano Pellielo, riportata peraltro senza troppo entusiasmo dalle testate nazionali; poi più nulla, anche se qualche spunto utile ci sarebbe stato: si sarebbe potuto indagare sui perché la divisa dello Zimbabwe riportasse in evidenza la dicitura “Faith”, fede; oppure sulle motivazioni della giamaicana che dopo la medaglia d’oro si è inginocchiata sulla pista in preghiera. Evidentemente è più comodo fare i provinciali e riferire le curiosità più banali della capitale cinese, con un atteggiamento da turista che torna dalle vacanze e vuole stupire gli amici.
Un sospiro di sollievo arriva da un allenatore coreano: si tratta di Kisik Lee ed è in forza alla nazionale statunitense di tiro con l’arco. Riferisce la Stampa che «non è solo l’allenatore della nazionale di arco Usa, ma anche e soprattutto una guida spirituale per i componenti della sua squadra e battezza i suoi atleti immergendoli nelle piscine. […] Durante i Giochi Olimpici di Pechino, Lee e almeno tre dei cinque arcieri che stanno partecipando alle Olimpiadi si danno appuntamento ogni mattina per cantare inni, leggere la Bibbia o partecipare alla messa [sic] nella chiesa del Villaggio Olimpico».
Sarebbe stato interessante sapere di più su questi battesimi “olimpici”, ma ci rendiamo conto che il servizio sui cormorani cinesi fosse più succulento di un servizio battesimale in un paese dove è vietato perfino importare una Bibbia.