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Parole stonate

Questa è la storia di una di noi. C’era una volta un’artista famosa per la sua voce e il suo talento; un’artista dal passato tormentato, protagonista di un percorso umano e spirituale variegato e complicato, che un giorno ha trovato la risposta alle sue domande, e la soluzione ai suoi problemi, nella fede nel messaggio del vangelo. Come molti di noi, certo: ma, se è vero che siamo tutti uguali davanti a Dio, è altrettanto vero che le scelte di vita di un personaggio famoso fanno più rumore, nel bene e nel male.

Aveva cominciato bene il suo percorso: silenziosa, per molti addirittura troppo, teneva per sé, nella sfera più intima, la sua nuova fede, apprezzata in questo suo approccio da chi conosce la vacuità delle dichiarazioni a effetto, e criticata da chi avrebbe preferito sentir gridare ai quattro venti una “testimonianza” ancora giovane, debole, difficile da conservare in mezzo ai marosi di un ambiente ostile come il mondo dello spettacolo.
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Giochi pericolosi

24 milioni di italiani, il 43% della popolazione dai 4 anni in su, si diletta con i videogiochi. O meglio, con l’evoluzione di quelli che una volta erano i videogames, e che oggi – potenza della tecnologia – costituiscono un’esperienza di un’intensità molto diversa da quella che si poteva provare, appena vent’anni fa, quando ci si sfidava tra i pixel sgranati di un Atari, un Commodore 64 o un Ibm.

Giocare, oggi, significa vivere un’esistenza virtuale interagendo in contemporanea con decine di persone presenti in qualsiasi parte del mondo; e se per chi gioca è un divertimento totalizzante, chi si limita a guardare la sfida ritrova sullo schermo la piacevolezza di un film con una trama che si dipana in tempo reale.

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Buoni maestri

Ricomincia la scuola. Tornano in aula otto milioni di ragazzi e 700 mila docenti, e si apre con i consueti problemi: strutture inadeguate, precari senza certezze, regole poco certe e una certa dose di disinformazione su cause e rimedi, proposte e riforme.

Eppure, nonostante gli acciacchi e i rattoppi, malgrado in troppi la vedano come un parcheggio per i figli o un diplomificio, una sorta di Facebook non virtuale o una palestra di bravate, la scuola resta un pilastro nella nostra società.
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Vecchiaia, il concetto proibito

In un mondo che vuole cancellare i segni dell’età, cresce il numero degli over 65 che si ribellano e proclamano: “Vogliamo invecchiare in pace“. Ne parla Panorama, che con un articolo di Stefania Berbenni sfata un tabù: la vecchiaia non è una disgrazia, ma una condizione da vivere al meglio accettando i segni del tempo senza troppi patemi.

Gli over 65, che rappresentano il 20% della popolazione italiana, sono stati privati del potere “di essere vecchi, di mostrarsi con la loro identità anagrafica, dentro e fuori“, ed emerge sempre più spesso l’insofferenza verso “la dittatura dell’apparire giovani, contro la mistica dell’essere in forma, contro l’ingannevole bluff al tavolo da gioco del tempo”.

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Dimmi quando. O forse no

La notizia, se confermata, sarebbe inquietante: l’Università di scienze mediche di Teheran avrebbe scoperto che basta un esame del sangue per scoprire quando una donna andrà in menopausa.

Anche se, con tutto il rispetto, la fonte accademica non sembra garantire una particolare attendibilità alla dichiarazione, l’ipotesi ha fatto il giro del mondo, suscitando discussioni e riflessioni. Sul Corriere ha commentato la notizia la scrittrice Silvia Avallone, esprimendo un certo scetticismo: «L’idea che un prelievo sia sufficiente a predire il futuro – commenta – può entusiasmare o meno. Del resto ricorriamo ancora agli oroscopi e ai tarocchi per sapere se e quando avremo un figlio, e dovremmo gioire adesso che il responso potrà essere scientifico e non più vaneggiato».

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Presenze luminose

Turisti senza bon ton“: di questo si lamentano i sindaci delle località turistiche, dalle città d’arte alle stazioni balneari. I primi cittadini, interpellati da un periodico, si rammaricano per l’abbigliamento succinto dei visitatori, gli schiamazzi notturni, l’abuso di alcol, e un senso di libertà che sfiora la mancanza di rispetto per i residenti (e, probabilmente, per gli altri villeggianti).

La storia si ripete ogni anno, e riguarda allo stesso modo gli stranieri in Italia e gli italiani all’estero: l’assenza di obblighi lavorativi (e, talora, familiari), la lontananza dalle abitudini e dalla consuetudine dei gesti quotidiani, l’ebbrezza del viaggio e della permanenza in una località mai vista prima è una miscela entusiasmante, ma che se non viene equilibrata nel modo giusto rischia di scatenare un circolo vizioso di esagerazioni. Con rischi per la salute, per la convivenza, e anche per la dignità.

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Donna a metà

Quando pensi di aver capito come gira il mondo, ti ritrovi al punto di partenza.

La Corte di Cassazione ha sancito che “Per questo lavoro serve un uomo” è una frase discriminatoria meritevole di sanzione: nel caso specifico, settemila euro che un giornalista di casertano, insieme al sindacalista che aveva intervistato, dovrà versare alla direttrice del carcere di Arienzo. A indispettire era stato il titolo dell’articolo: “Carcere, per dirigerlo serve un uomo”, e la Cassazione ha dato ragione alla donna, in quanto si tratterebbe di un «gratuito apprezzamento contrario alla dignità della persona perché ancorato al profilo che deriva dal dato biologico».

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Distributori di illusioni

Ha ragione chi dice che il distributore automatico di profilattici non è la soluzione ai problemi dei giovani. Semmai una pezza che però, come spesso capita in questi casi, rischia di venir vista come un incoraggiamento verso una condotta che, si vuole far credere, è comune alla stragrande maggioranza dei giovani e quindi – per un sillogismo bacato – è automaticamente “giusta” per i tempi in cui viviamo.

Sbaglia, dunque, chi incoraggia la libertà di costumi: basterebbe uno sguardo responsabile sulle statistiche per farsene un’idea. O, magari, basterebbe guardare in faccia questi giovani che crescono troppo in fretta perdendosi il meglio dell’infanzia, dell’adolescenza e – temiamo – dell’età adulta.

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