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L’incubo del limite
Due notizie. Raccontano storie molto diverse, sono riferite da quotidiani diversi, risultano ambientate in località diverse, eppure sembrano collegate tra loro da un comune denominatore.
La prima vicenda si svolge nelle aule del tribunale di Salerno, dove un giudice ha stabilito con una sentenza la liceità della «diagnosi genetica pre-impianto e all’accesso alle tecniche di fecondazione assistita nei confronti di una coppia fertile, portatrice di una grave malattia ereditaria».
Se Sarah Palin convince Graham
Mentre Rick Warren sbarca in Europa per promuovere il suo “Purpose & peace plan” dedicato alle chiese, negli USA un redivivo Billy Graham incontra Sarah Palin.
Vista la sua età – 91 anni – le uscite pubbliche del predicatore più noto del Novecento si sono giocoforza rarefatte, e per questo la presenza della ex governatrice dell’Alaska, nonché ex candidata alla vicepresidenza USA insieme a John McCain, fa ancora più rumore.
La giusta cornice
Capita, ogni tanto, di registrare un programma sbagliato. In questo caso, al posto di un telefilm, un programma di approfondimento. Capita di dargli un’occhiata, prima di cancellarlo, e di trovarci un servizio che non si sarebbe voluto vedere, se non riguardasse una vicenda vera.
Si parla di Africa e di stregoneria. Si parla di bambini lasciati alla mercè di stregoni: considerati per qualche motivo specioso portatori di maledizioni di ogni genere, molte famiglie affidano a persone di dubbia serietà uno dei figli, nella speranza che serva a liberare la famiglia dal malocchio.
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L’Italia s’è desta
Pensavamo sarebbe passato inosservato in mezzo ai tanti eccessi che sono diventati norma nel nostro acciaccato Paese: e invece no.
Tutto nasce da uno spot televisivo che pubblicizza una nota marca di calze; il video, caratterizzato da colori caldi e toni rassicuranti, viene accompagnato da una versione riveduta e (s)corretta dell’inno nazionale, che diventa – tenendo conto del target femminile cui lo spot è rivolto – “sorelle d’Italia”.
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L'Italia s'è desta
Pensavamo sarebbe passato inosservato in mezzo ai tanti eccessi che sono diventati norma nel nostro acciaccato Paese: e invece no.
Tutto nasce da uno spot televisivo che pubblicizza una nota marca di calze; il video, caratterizzato da colori caldi e toni rassicuranti, viene accompagnato da una versione riveduta e (s)corretta dell’inno nazionale, che diventa – tenendo conto del target femminile cui lo spot è rivolto – “sorelle d’Italia”.
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Cinquant'anni di Zecchino
Esattamente cinquant’anni fa, il 24 settembre 1959, andava in scena a Bologna la primissima edizione dello Zecchino d’oro. Si trattava quasi di un numero zero, ma l’idea di Cino Tortorella, accolta dall’Antoniano, mosse i suoi primi passi proprio in quella occasione.
Cinquant’anni di canzoni, di bambini, di cori (preparati, fino a qualche anno fa, dalla compianta Mariele Ventre); cinquant’anni di messaggi educativi e di testimonianza cristiana, di valori – il rispetto per gli altri, la fratellanza, la solidarietà – che, per quanto si sia stemperata nel tempo, ha segnato un’epoca e potrebbe avere ancora molto da dire.
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