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Un gospel per Milano
Coloro che, ieri pomeriggio alle cinque, si sono trovati a passare per piazza della Scala a Milano non hanno potuto fare a meno di sentire l’inconfondibile voce di Ornella Vanoni che raccontava come “essere famosi non significa non avere bisogno di Gesù”.
Ad ascoltarla, tre o quattrocento persone, molte delle quali si tenevano per mano “circondando” gioiosamente la piazza e ravvivandola con palloncini gialli: era il ministero Sabaoth, una tra le chiese evangeliche più note del milanese, impegnata da oltre dieci anni a tutto tondo in un’evangelizzazione fatta di comunicazione alternativa, briosa, adeguata ai tempi e ai contesti.
Più che un culto in piazza, quello del Sabaoth è stato un allegro happening, cui hanno aderito anche una decina di chiese evangeliche di Milano e dintorni: prima e dopo la testimonianza di Ornella Vanoni si sono alternati canti gospel, preghiere e testimonianze, per annunciare che “Gesù ama Milano”.
Per annunciare, ma anche per chiedere: il Ministeo Sabaoth si ritrova da anni senza una sede, stretto tra privati che non affittano per paura di trovarsi in casa una setta, e le istituzioni che rimandano anno dopo anno i bandi di concorso per gli spazi pubblici, salvo poi concedere una corsia preferenziale ai musulmani.
Insomma, un incontro estemporaneo, annunciato ma non programmato ufficialmente, e organizzato proprio in faccia a quel Palazzo Marino, sede del Comune di Milano, che nonostante i buoni agganci della chiesa (Letizia Moratti, in campagna elettorale, partecipò a un culto della comunità, e ha mantenuto poi il contatto con la realtà evangelica) non ha trovato tempo e modo per dare una risposta convincente alla fame di spazio del Ministero Sabaoth.
Se l’iniziativa avrà esito positivo sarà una buona notizia, anche se resterà un retrogusto amaro: sarà l’ennesima conferma che in Italia, per veder affermare i propri diritti e far rispettare la legge, è necessario alzare la voce. Anche se solo per un canto gospel di fronte al Municipio.