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Quando la vita sfugge

Esperienza da brividi per un giovane operaio turco: sul posto di lavoro è stato investito da un autoarticolato, a sua volta travolto da un treno in corsa.

L’uomo è sopravvissuto all’esperienza, facendo gridare al miracolo la laica Turchia.

«La vita veramente bella – ha dichiarato l’operaio -. Il valore che ha non lo sai finché non provi qualcosa di simile».

A volte ci lamentiamo per le nostre disgrazie e le sventure quotidiane. Ci infastidiamo di fronte alle fatalità che ci complicano la vita, liquidiamo le vicende sgradevoli alla voce “sfortuna”. Nel nostro ostinato desiderio di chiudere il capitolo per aprirne uno più sereno ci dimentichiamo di riflettere, e di dare al nostro vissuto un significato, trovando un perché a quello che influisce sulla nostra vita in maniera non sempre piacevole.

Più di qualcuno, probabilmente, di fronte a una storia come questa si sarebbe affrettato a sfruttare l’onda lunga della popolarità, accettando di buon grado di entrare nel serraglio di fenomeni da baraccone che la televisione ammannisce quotidianamente a piene mani.

L’operaio turco, invece, ha raggiunto una consapevolezza poco trendy e per niente in linea con la superficialità dei nostri giorni: ha riscoperto una verità che richiede troppo impegno, e che per questo preferiamo dimenticare. Il valore positivo della vita, il semplice fatto di esserci ancora, va riscoperto quotidianamente e annaffiato con la gratitudine per Colui che ci ha concesso il privilegio di un altro giorno.

Tra i progetti per il futuro dell’operaio turco c’è quello di sposare la sua fidanzata. «Non voglio perdere altro tempo», ha dichiarato.

Probabilmente qualcuno la considererà un’altra banalità. Il valore del tempo assume un significato pregnante quando ci rendiamo conto di avere un obiettivo da raggiungere. Oppure dopo aver scoperto quanto sia facile vedersi sottrarre il proprio futuro.
Fino a quel momento è solo un annoiato giro di lancette.

Spesso ci stupiamo per il destino di chi, sopravvissuto a morte certa, viene a mancare dopo breve tempo per un secondo incidente. Ci angoscia l’anomalia di una statistica non rispettata, che – implicitamente – fa sentire anche noi meno sicuri del nostro futuro.

Forse per rasserenarci dovremmo fare come quell’operaio turco: fermarci a ripensare alla nostra vita riscoprendo il suo significato più profondo. E, una volta raggiunta una conclusione onesta e convincente, ripartire.

Ripartire in fretta e con intensità: non c’è tempo per annoiarsi, malignare, recriminare. Il tempo da perdere è davvero poco.

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La semplicità della fede

È un Legrottaglie simpatico e umano, quello che emerge dall’intervista rilasciata dal calciatore al settimanale Panorama.

Un’occasione per chiarire il suo pensiero su Israele, dopo l’infelice uscita delle scorse settimane, ma anche per raccontarsi.

Scopriamo così che nel ritiro estivo della Juventus a Hong Kong non ha chiesto altro se non di poter entrare in una chiesa cristiana, o che in spogliatoio accetta di buon grado le canzonature da parte dei colleghi per la sua nuova vita da cristiano, dopo aver detto addio alla sua “vita sbagliata”.

Per il futuro non ha ancora progetti ma, confessa, «data la mia popolarità cercherò di portare la parola di Dio in giro per il mondo.
Qualcuno ha scritto che farò il sacerdote [pastore, ndr] ma non credo di esserne all’altezza. Seguo due associazioni, Missione possibile onlus e Compassion. Entrambe si occupano di adozioni. Mi piacerebbe fare di più per loro».

Insomma, dimostra di essere consapevole dei propri limiti, ma questo non gli impedisce di rendersi utile già oggi come sostegno alle missioni.

Soprattutto, Legrottaglie non si preoccupa delle gaffe e cerca ogni occasione per parlare di Dio: perché, dice, «sono talmente felice della mia condizione spirituale che non riesco a tenerla per me. Dio mi rende felice ed è inevitabile che gli altri se ne accorgano».

Una felicità difficile da trattenere, che lo spinge a parlare di Dio a tutti: viene da chiedersi quando sia stata l’ultima volta che abbiamo provato un sentimento simile nei confronti di Dio, della fede, degli altri.

Bravo Nicola: il suo atteggiamento sarà anche ruspante, a volte pure un po’ naif, ma ha colto il senso della vita cristiana. Chissà che il suo esempio non faccia ritrovare lo stesso entusiasmo anche a molti di noi.