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Allergia alla Bibbia

D’accordo, la Bibbia non è un testo scientifico: non possiamo dare a ogni sua affermazione in campo medico, astronomico, geologico la valenza di un test a doppio cieco, proprio come non possiamo prendere alla lettera, sul piano cronologico, il libro Giudici, e non possiamo dare un peso teologico a una singola affermazione.

Non possiamo farlo, e dobbiamo dirlo a chiare lettere: la Bibbia, d’altronde, è un testo che ha scopi diversi dall’impartire all’uomo una conoscenza enciclopedica, e proprio leggendolo nell’ottica del suo vero significato – la salvezza dell’uomo, non il suo acculturamento – si può fare luce su apparenti stranezze, contraddizioni, profezie oscure.
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Quella fede che stona

Scandalo a sinistra britannica: l’ex premier laburista Tony Blair inaugura una rubrica su un periodico di grande tradizione rossa, il New Statesman, dove parla di fede. Fin dal titolo: Faith Column, colonna della fede.

Certo che deve essere una bella botta svegliarsi una mattina e sentire un leader della sinistra pontificare su un periodico di sinistra sulla rilevanza della fede e l’importanza della religione.

Proprio a sinistra, dove la religione è sempre stata l’oppio dei popoli, o nella migliore delle eventualità un happy hour per bigotti, ecco spuntare un elemento degenere riferirsi alla spiritualità, alla dottrina cristiana, parlare di conversione. Un rinnegato dal nome altisonante, per giunta, che cura una rubrica da orticaria.

Eppure i vignettisti ce la stanno mettendo tutta per ridicolizzare le convinzioni e i precetti cristiani, anestetizzando il senso spirituale degli europei. Eppure l’Onu fa di tutto per mettere in minoranza la cultura giudaico-cristiana (anche Israele, ma quello è un altro discorso) con i suoi inutili principi. Eppure l’Unione europea si dedica con grande impegno a eliminare i riferimenti cristiani perfino dal linguaggio, spingendo i governi nazionali verso un politicamente corretto da operetta.

Insomma: tutti si danno da fare, e proprio Blair si mette di traverso, rischiando di vanificare un lavoro certosino e decisivo mirato a un futuro libero ed egualitario, dove tutti siano liberi di sbagliare senza sentirsi in colpa?

Che in Italia la sinistra si trovi guidata da un democristiano è, tutto sommato, una parentesi innocua verso il successo del relativismo. Ma è accettabile che un alfiere della sinistra europea si faccia prendere dai dubbi e riconosca l’esistenza di un valore superiore alla coscienza individuale?

Eppure è così. Nel suo primo intervento Blair si è limitato a spiegare “Perché Dio riguarda tutti noi”, teorizzando la religione come chiave per la comprensione del XXI secolo. Chissà cosa si inventerà sui prossimi numeri.

E allora sì, possiamo capire il disagio. Un imbarazzo simile non deve essere per niente facile da mandare giù.