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Una donna all'improvviso
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«Finalmente una donna reale nelle riviste di moda!», esultano le lettrici del mensile americano Glamour. Il merito della rivista? Aver pubblicato, tra le tante immagini di diafane modelle dall’appetito precario, la foto di una donna dalle misure ragionevoli e proporzionate: 180 cm di altezza per ottanta chili.
La foto, piccola e defilata, è diventata subito un’icona e ha fatto impazzire le lettrici, evidentemente stufe di veder presentare le collezioni di moda su modelle che sembrano sempre più appendiabiti semoventi.
Una reazione, quella delle lettrici, che ha spiazzato tutti, in primis la redazione: «Tutto questo mi ha fatto pensare, dobbiamo riconsiderare la scelta delle nostre modelle», riflette il direttore della testata, Cindi Leive.
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Una donna all’improvviso
Pubblicato da pj
«Finalmente una donna reale nelle riviste di moda!», esultano le lettrici del mensile americano Glamour. Il merito della rivista? Aver pubblicato, tra le tante immagini di diafane modelle dall’appetito precario, la foto di una donna dalle misure ragionevoli e proporzionate: 180 cm di altezza per ottanta chili.
La foto, piccola e defilata, è diventata subito un’icona e ha fatto impazzire le lettrici, evidentemente stufe di veder presentare le collezioni di moda su modelle che sembrano sempre più appendiabiti semoventi.
Una reazione, quella delle lettrici, che ha spiazzato tutti, in primis la redazione: «Tutto questo mi ha fatto pensare, dobbiamo riconsiderare la scelta delle nostre modelle», riflette il direttore della testata, Cindi Leive.
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Tag: accettare, accettazione, alto, anomalia, appartenenza, artificiale, assinomi, buonsenso, cambiamento, caso, chili, Cindi Leive, clamore, colleghe, collezioni, colpo, comprendere, consapevolezza, convinzione, cronaca, decenni, dimenticare, direttore, dolore, donna, dubbio, eccezione, emulazione, esagerare, foto, Glamour, grandi, icona, immaginare, immagini, Insegnamento, inseguire, lettrici, limiti, Lizzie Miller, mannequin, mensile, misure, moda, modella, modelle, mondo, onori, pedale, pensiero, piccole, proporzione, pubblicazione, reale, reazioni, redazione, regola, riconoscere, ridicoli, rischio, riviste, Rosa Parks, saziare, scelta, scelte, semplici, sguardo, sistema, sofisticato, sogno, stupire, testata, trucchi, vacuo, vergogna
Consigli di lettura – 7
Pubblicato da pj
La settimana di consigli letterari è cominciata con Tra i giusti (Marsilio), indagine sull’Olocausto in Africa. A realizzarla e darne resoconto in un libro è stato Robert Satloff, esperto in politica dei paesi arabi e islamici, che ha lavorato per quattro anni per ricostruire le storie, rintracciare i superstiti in giro per l’Europa e il nord Africa, visitare i resti dei famigerati campi di lavoro africani.
Con dovizia di particolari e ampi riferimenti alle fonti Satloff racconta una storia praticamente inedita, che – com’è avvenuto anche in Europa – ha visto coinvolte le popolazioni locali, in particolare gli arabi, nel bene e nel male: c’è il bene di gesti toccanti e umani, e c’è il male del collaborazionismo, ma non solo: Satloff classifica come “male” anche quell’indifferenza che ha caratterizzato molti di fronte a un’ingiustizia intuibile.
Abbiamo poi virato verso il Settecento per un classico di John Wesley, pubblicato da una collaborazione tra Claudiana ed Edizioni GBU. Si tratta di La perfezione cristiana e ripropone in italiano – a distanza di 118 anni dalla prima pubblicazione nella nostra lingua – A plain account of Christian Perfection, datato 1765. Interessante anche la decisione di mantenere la traduzione originale di oltre un secolo fa, con adattamenti a cura dello studioso Massimo Rubboli che, tra l’altro, nell’introduzione contestualizza il messaggio di Wesley: scopriamo così che il predicatore inglese già in altri scritti aveva affrontato il tema della perfezione cristiana e la mise al centro del suo impegno personale fin dal 1725, 40 anni prima della redazione di questo volume. Il libro è quindi un vero compendio dei suoi studi, delle discussioni, delle convinzioni maturate da lui, esperienza dopo esperienza, sull’importante tema.
Storia contemporanea, invece, per l’ultimo lavoro – uscito postumo – di Ryszard Kapuscinski, Nel turbine della storia (Feltrinelli): una riflessione globale di un giornalista di lungo corso, autore dagli anni Ottanta e Novanta di numerosi resoconti dai luoghi “caldi” del pianeta e di sottili analisi sulla situazione geopolitica dei luoghi e del pianeta nel suo complesso. Nel volume Kapuscinski analizza la situazione nelle singole aree continentali, le tendenze globali e i possibili scenari futuri.
Un quadro d’insieme tra passato e presente che, per quanto resti “senza conclusioni” – perché, come ricorda l’autore, “nessuno può dire con sicurezza in che modo andranno a finire le cose” – è un documento, uno strumento di riflessione, uno stimolo ad affrontare il mondo nella sua globalità imparando a guardare oltre il proprio giardino.
L’etica del lavoro è invece il tema di Controcorrente: la mia storia di cristiano e di manager (Città nuova) di Giuseppe Sbardella: l’autore riassume il senso del suo impegno spirituale, sociale, lavorativo come professionista cristiano; in poco più di duecento pagine, affronta temi su cui tutti, probabilmente, ci siamo interrogati almeno una volta: tra questi il rapporto tra fare e apparire, il “sapersi vendere”, il rapporto tra collaborazione e competizione, l’amicizia sul posto di lavoro, l’opportunità del lavoro domenicale, le soluzioni alla “tirannia del cellulare aziendale”, le relazioni con altre culture, il rapporto tra lavoro e preghiera, ossia la visibilità cristiana in azienda.
Tutto questo nell’ambito di un percorso professionale che si fa anche percorso di vita, e che ha permesso a Sbardella di arrivare alla pensione senza limitarsi a essere un buon lavoratore, ma offrendo qualcosa di più: il suo risultato non è stato solo economico ma ha arricchito l’azienda anche sul versante umano.
Chiudiamo con un classico della letteratura latina, L’arte di saper parlare, ossia il celebre Orator di Marco Tullio Cicerone (Newton Compton), proposto con testo latino a fronte nella traduzione di Mario Scaffidi Abbate.
Il volume viene considerato un’opera fondamentale nella storia dell’eloquenza, e affronta temi che, fino a quel momento, non erano stati codificati e che ancora oggi, se ci si fa caso, hanno una loro importanza negli oratori pubblici. Cicerone per primo riconosce nel ritmo una componente fondamentale, e per questo studia e fissa una legge che determina la combinazione delle parole più opportune alla cadenza del discorso.
A margine delle illuminanti note di Cicerone, è interessante leggere anche l’introduzione di Mario Scaffidi Abbate, docente di letteratura italiana e linguista: i numerosi esempi biblici portati dallo studioso sul potere della parola dovrebbe convincerci una volta di più su quanto sia importante saperla usare al meglio.
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Fuori bersaglio
Pubblicato da pj
A Milano si è aperto il processo a Google: il noto motore di ricerca è finito alla sbarra per la nota vicenda della pubblicazione su Youtube (di cui Google è proprietario) del video in cui quattro ragazzotti torinesi vessavano un compagno di classe disabile. Il filmato ha fatto il giro del mondo, provocando indignazione nell’opinione pubblica e infinite discussioni tra gli addetti ai lavori, concludendo la sua corsa con l’odierno strascico legale.
In aula si discuterà sulla responsabilità oggettiva di chi offre un servizio online, come Google: fino a dove può spingersi l’obbligo di controllo preventivo o di filtraggio dei contenuti? Quali sono i margini ragionevoli entro i quali si può stemperare la responsabilità grazie alla buona volontà di una rimozione solerte, anche se non immediata?
È intuibile però che la portata del processo è più ampia, e giunge a toccare un cardine del diritto come il rapporto tra responsabilità e libertà, tutela della sfera privata e diritti della sfera pubblica, con tutto ciò che ne segue. Per questo motivo al tribunale di Milano sono giunte cinque testate straniere, tra cui il New York Times.
Il Corriere stesso dedica mezza pagina alla notizia, ripercorrendo la vicenda e dando conto della prima udienza (per la cronaca è slittata per assenza dell’interprete).
La causa in corso sarà utile. Utile a stabilire alcuni punti fermi, utile a dare indicazioni concrete a chi opera nel settore.
In questa baraonda, però, si rischia di spostare l’attenzione dal vero problema. Che non è Google – anche se farebbe più notizia – e non è nemmeno l’impossibile gestione umana dei ponderosi archivi video di Youtube.
Il problema non è il servizio offerto, ma il modo in cui è stato usato. Perché tutto nato da quattro giovani.
Giovani bullotti che un giorno hanno deciso di maltrattare un loro coetaneo.
Giovani imbecilli che, per il loro ignobile gesto, hanno preso di mira un disabile.
Giovani bacati che hanno deciso di filmare la scena, dimostrando la premeditazione, tradendo un atteggiamento esibizionista, oltre che delinquenziale.
Giovani meschini che hanno provato un tale compiacimento dalla loro azione da pensare di condividerla con il mondo intero attraverso un servizio nato per scopi ben diversi.
Nella disgustosa sequenza si avverte una percezione distorta dei valori, dove bene e male si scambiano i ruoli. Qualcuno parlerà della solita infanzia difficile, ma probabilmente sarebbe più corretto chiamare in causa un’educazione latitante.
E allora, riflettiamoci su: la colpa, alla fine, è davvero di Youtube?
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Il contrappasso di Calvino
Pubblicato da pj
Scrive l’amico Leonardo De Chirico:
Ero su un autobus affollato in ora di punta. Assorto in mille pensieri sovrapposti […] Nel rigirarmi, lo sguardo punta in modo distratto un’edicola che si trova all’incrocio. Nel mosaico di colori e oggetti di quella foresta commerciale, spunta un ritratto. Un viso affilato, occhi intensi, aura solenne. Impiego pochi attimi a riconoscerlo: è Calvino. Calvino in edicola? Che ci fa Calvino in edicola? […]
È proprio Calvino. In mezzo a riviste di starlette, soubrette e vippame vario: non proprio la Venerabile compagnia dei pastori di Ginevra. Un Calvino in versione missional, con il suo sguardo spiritualmente severo tra il ciarpame sfolgorante del sottobosco mediatico postmoderno.
È uno splendido volume in cofanetto. Si tratta della ristampa per i tipi di Mondadori dell’edizione delle Istituzioni della religione cristiana curata da Giorgio Tourn, pubblicata dalla Utet nel 1971 in due tomi e ormai da tempo esaurita. La veste della collana mondadoriana dei Classici del pensiero è inconfondibile. Quasi milleottocento pagine, volume compatto, dorso verde scuro, scritte dorate. Prezzo di vendita: 12,90 Euro. Un tesoro a prezzo d’affare. Viene offerto come allegato alle riviste della Casa editrice.
Bene, benissimo. Si tratta di un’operazione editoriale (la ripubblicazione in una prestigiosa collana) e commerciale (l’offerta come allegato a poco prezzo) straordinaria ed unica per il pensiero evangelico. […]
Quella stessa opera che, nella versione del 1536 e nella traduzione di Pascale, era stata messa all’indice e bruciata, ora è lì, venduta giustamente come un classico del pensiero. In un certo senso, Calvino si è preso una rivincita sull’Italia, proprio nel V centenario della sua nascita.
Hai ragione, caro Leonardo: chissà che imbarazzo avrebbe provato, povero Calvino, nel trovarsi vicino a tronisti, politici e soubrette, proprio lui che aveva fatto della sobria austerità la sua parola d’ordine, lui che guardava con algido disprezzo a quello che ora chiamiamo gossip.
Con gli occhi di oggi, però, potremmo vederla come una conquista: una bella soddisfazione postuma per Calvino e tutti coloro che, per la loro etichetta di protestanti o evangelici, hanno sofferto, hanno perso l’onore e in qualche caso la vita per non rinunciare al vangelo.
E, nel nostro piccolo, una bella soddisfazione anche per tutti coloro che ogni giorno tentano di raccontare al mondo l’attualità di un messaggio che ha travalicato le epoche senza invecchiare né passare di moda.
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