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Dimmi quando. O forse no
La notizia, se confermata, sarebbe inquietante: l’Università di scienze mediche di Teheran avrebbe scoperto che basta un esame del sangue per scoprire quando una donna andrà in menopausa.
Anche se, con tutto il rispetto, la fonte accademica non sembra garantire una particolare attendibilità alla dichiarazione, l’ipotesi ha fatto il giro del mondo, suscitando discussioni e riflessioni. Sul Corriere ha commentato la notizia la scrittrice Silvia Avallone, esprimendo un certo scetticismo: «L’idea che un prelievo sia sufficiente a predire il futuro – commenta – può entusiasmare o meno. Del resto ricorriamo ancora agli oroscopi e ai tarocchi per sapere se e quando avremo un figlio, e dovremmo gioire adesso che il responso potrà essere scientifico e non più vaneggiato».
Fame di fede
“Meglio il successo sul lavoro o la felicità privata?“, chiede l’editorialista americano David Brooks in un articolo riportato dal Corriere.
«Se ci mettete più di tre secondi per rispondere alla mia domanda – aggiunge -, siete proprio pazzi. La felicità coniugale è di gran lunga più importante di qualsiasi altra cosa nel garantire il vostro benessere»: lo prova anche la scienza, che negli ultimi anni ha dimostrato come “il successo mondano è transitorio, mentre è sui legami affettivi che fondiamo le nostre certezze”.
L’evoluzione della fedeltà
Qualche mese fa La Stampa scriveva di un sito web francese nato con l’esplicito scopo di organizzare tradimenti: le condizioni per iscriversi al servizio, infatti, comprendevano solo “essere sposati e desiderare un’esperienza extraconiugale“.
Il consueto esperto chiamato in causa per giustificare l’ingiustificabile spiega che «il sito conferma la tendenza delle coppie a essere sempre più flessibili. Si va sempre più verso la poligamia».
Meditazione sul nulla
La meditazione, però, sì. Ieri abbiamo parlato della disavventura capitata a una incauta insegnante inglese, Olive Jones, licenziata in tronco per una proposta indecente a una sua allieva: pregare per la sua malattia.
La coerenza, a nord della Manica, non è più quella di una volta se, a fronte di questa vicenda, nel Kent due scuole hanno deciso di proporre ai propri studenti un corso di meditazione.
L’incubo del limite
Due notizie. Raccontano storie molto diverse, sono riferite da quotidiani diversi, risultano ambientate in località diverse, eppure sembrano collegate tra loro da un comune denominatore.
La prima vicenda si svolge nelle aule del tribunale di Salerno, dove un giudice ha stabilito con una sentenza la liceità della «diagnosi genetica pre-impianto e all’accesso alle tecniche di fecondazione assistita nei confronti di una coppia fertile, portatrice di una grave malattia ereditaria».
Illustri sconosciuti
Per qualcuno si tratta di un vero e proprio sacrilegio: il vicepresidente del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR), istituto pubblico nazionale che si occupa di promuovere l’attività scientifica nel nostro Paese, è un creazionista.
Una circostanza che suona come un’eresia per la maggioranza degli scienziati italiani: e non poteva essere diversamente dato che, da 150 anni, la scienza ha legato la sua autorevolezza e il suo prestigio alla tesi dell’evoluzione, facendone dottrina e testo sacro per chiunque avesse intenzione di varcare la soglia delle discipline sperimentali.
Dall’Eden al Caucaso
“In principio fu il Caucaso”, titolava nei giorni scorsi La Stampa presentando i risultati di una scoperta che potrebbe cambiare i libri di storia (o, meglio, di paleontologia): in un remoto sito della Georgia (già URSS) sono stati scoperti cinque teschi di un milione e ottocentomila anni fa.
La portata del ritrovamento è presto detta: se la datazione fosse confermata, potrebbe significare che i primi esseri umani vissero nell’Asia centrale e non, come si era ipotizzato in base ai precedenti riscontri, in Africa.
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