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Si può dare di più

I Salwen sono una classica famiglia americana, di quelle che i film hanno reso un simbolo degli Stati Uniti: padre, madre, due figli (ovviamente maschio e femmina), una villa comoda con quattro stanze e altrettanti bagni, e poi il giardinetto, un’auto confortevole e tutto il resto.

In questo resto era compresa anche una vita da buoni cristiani, di quelle che noi dovremmo guardare sentendoci inadeguati: facevano beneficenza, il padre organizzava aste di abiti usati per raccogliere fondi da dare ai poveri, i figli svolgevano ore di volontariato (da noi, invece, se un figlio si propone di dedicare tempo ai bisognosi, perfino il cristiano più maturo è tentato di replicare: “cosa ci guadagni?”. Segno che la cultura materialistica forse è un problema più marcato di quanto vorremmo credere).

Insomma, come sopra: la classica famiglia americana. Fino a quando una domanda ha attraversato la loro mente e (soprattutto) la loro vita.

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Albergare angeli

Forse la signora Antonietta Curcio non lo sa, ma dietro al suo gesto – raccontato dal Corrierec’è qualcosa di biblico.

60 anni, salernitana di origine ma da quarant’anni albergatrice a Rimini, da quattro anni, nella settimana più fredda dell’anno, la signora riserva il suo hotel ai bisognosi: barboni, senzatetto, ragazze madri. Trentatré camere tutte per loro, colazione a buffet e personale inclusi.

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