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Il contrappasso di Calvino

Scrive l’amico Leonardo De Chirico:

Ero su un autobus affollato in ora di punta. Assorto in mille pensieri sovrapposti […] Nel rigirarmi, lo sguardo punta in modo distratto un’edicola che si trova all’incrocio. Nel mosaico di colori e oggetti di quella foresta commerciale, spunta un ritratto. Un viso affilato, occhi intensi, aura solenne. Impiego pochi attimi a riconoscerlo: è Calvino. Calvino in edicola? Che ci fa Calvino in edicola? […]

È proprio Calvino. In mezzo a riviste di starlette, soubrette e vippame vario: non proprio la Venerabile compagnia dei pastori di Ginevra. Un Calvino in versione missional, con il suo sguardo spiritualmente severo tra il ciarpame sfolgorante del sottobosco mediatico postmoderno.

È uno splendido volume in cofanetto. Si tratta della ristampa per i tipi di Mondadori dell’edizione delle Istituzioni della religione cristiana curata da Giorgio Tourn, pubblicata dalla Utet nel 1971 in due tomi e ormai da tempo esaurita. La veste della collana mondadoriana dei Classici del pensiero è inconfondibile. Quasi milleottocento pagine, volume compatto, dorso verde scuro, scritte dorate. Prezzo di vendita: 12,90 Euro. Un tesoro a prezzo d’affare.  Viene offerto come allegato alle riviste della Casa editrice.

Bene, benissimo. Si tratta di un’operazione editoriale (la ripubblicazione in una prestigiosa collana) e commerciale (l’offerta come allegato a poco prezzo) straordinaria ed unica per il pensiero evangelico. […]

Quella stessa opera che, nella versione del 1536 e nella traduzione di Pascale, era stata messa all’indice e bruciata, ora è lì, venduta giustamente come un classico del pensiero. In un certo senso, Calvino si è preso una rivincita sull’Italia, proprio nel V centenario della sua nascita.

Hai ragione, caro Leonardo: chissà che imbarazzo avrebbe provato, povero Calvino, nel trovarsi vicino a tronisti, politici e soubrette, proprio lui che aveva fatto della sobria austerità la sua parola d’ordine, lui che guardava con algido disprezzo a quello che ora chiamiamo gossip.

Con gli occhi di oggi, però, potremmo vederla come una conquista: una bella soddisfazione postuma per Calvino e tutti coloro che, per la loro etichetta di protestanti o evangelici, hanno sofferto, hanno perso l’onore e in qualche caso la vita per non rinunciare al vangelo.

E, nel nostro piccolo, una bella soddisfazione anche per tutti coloro che ogni giorno tentano di raccontare al mondo l’attualità di un messaggio che ha travalicato le epoche senza invecchiare né passare di moda.

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Felicità gonfiate

«Nel mondo dello spettacolo rifarsi è un’ossessione. La plastica in tv mette in moto una reazione a catena: mi arrangio con il botulino, ma non so quanto resisterò»: parole di una starlette nota al pubblico italiano. Ai suoi esordi, nelle interviste, erano per lei motivo di vanto le sue vistose protesi mammarie, dichiarando che aveva deciso di maggiorare le sue misure per per ottenere la notorietà.

Qualche lustro dopo la ritroviamo a lanciare l’allarme: dei suoi pregi acquisiti parla oggi come di un drammatico circolo vizioso, che costringe al rilancio continuo per non cedere ai segni del tempo. I suoi punti di forza sono diventati allo stesso tempo un idolo e una dipendenza (“un’ossessione”).

Una situazione drammatica sul piano umano, perfino disperata sul piano estetico («mi arrangio con il botulino, ma non so quanto resisterò»), che presenta tristemente il conto alle dichiarazioni ammiccanti e sostenute dell’epoca, quando alla soubrette sembrava sarebbe bastata qualche misura in più per essere felice.

Chissà se oggi, risvegliata dall’anestesia cui la celebrità l’ha sottoposta, ha colto la falsità dell’accostamento tra la felicità – quella vera – e fama, denaro, eccessi.

Chissà se, delusa da una vita a fondo cieco, avrà il coraggio di cercare una via alternativa, o se invece vorrà rilanciare fino all’ultimo, nella disperazione di una decadenza che i continui interventi estetici accelereranno.

E chissà se la sua (triste) vicenda potrà essere un monito per chi continua a vedere nel personaggio televisivo un essere che rasenta la perfezione, da mitizzare e invidiare, o per chi aspira a entrare nel rutilante mondo dello spettacolo.