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Un sos da Duisburg

Una manifestazione oceanica. Un milione e mezzo di persone, cinque volte più di quanto le strutture potessero reggere. Un’organizzazione inadeguata, affiancata da forze dell’ordine impreparate. Un momento di panico in un tunnel che fa paura a vederlo vuoto, figurarsi pieno. La strage è scaturita da queste premesse: venti giovani sono rimasti a terra, quattrocento hanno dovuto ricevere cure mediche.

La festa, con cinismo e realismo, è stata fatta continuare per evitare guai peggiori. Solo in seguito la cruda realtà è potuta irrompere nella vita di ragazzi giunti da mezza Europa per dimenticare il resto, ubriacati dal ritmo ossessivo della musica techno. E la festa si è tramutata in smarrimento, sgomento, tragedia.
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Una bugia di troppo

Mentire aiuta a fare carriera: come spesso capita in un’epoca di confusione, ci vuole una ricerca di carattere scientifico per una constatazione banale.

Il Financial Times, nientemeno, riporta una teoria lanciata dalla Harvard Business Review, sancendo che “chi sa mentire arriva più facilmente al successo perché è più intelligente”.

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La “cosa giusta” che ci manca

«Come mai in Italia l’espressione “fare la cosa giusta“, di tutte quelle importate dagli Stati Uniti, è l’unica che non ha avuto alcun successo, o almeno non è entrata nella lingua parlata?», si chiede Filippo La Porta oggi sul Corriere.

Mentre Obama ha rilanciato la formula proprio di recente citando Lincoln, e nonostante da noi un film l’abbia introdotta nel linguaggio parlato già nel 1989, questa «locuzione dal sapore evangelico-coscienziale molto diffusa oltreoceano» non trova estimatori dalle nostre parti, al contrario di esclamazioni come “alla grande!” o frasi fruste come “fare la differenza”.

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Fame di fede

“Meglio il successo sul lavoro o la felicità privata?“, chiede l’editorialista americano David Brooks in un articolo riportato dal Corriere.

«Se ci mettete più di tre secondi per rispondere alla mia domanda – aggiunge -, siete proprio pazzi. La felicità coniugale è di gran lunga più importante di qualsiasi altra cosa nel garantire il vostro benessere»: lo prova anche la scienza, che negli ultimi anni ha dimostrato come “il successo mondano è transitorio, mentre è sui legami affettivi che fondiamo le nostre certezze”.

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Nebbia di idee

Il prossimo 10 gennaio saranno passati cinque anni da quando entrò in vigore la nota legge antifumo emanata dal ministro per la salute Sirchia, che vietava sigarette, sigari, pipe e affini in tutti i locali pubblici del nostro Paese.

Sembrava una delle tante iniziative legislative destinate a vedere scarsi riscontri pratici e invece, contro tutte le aspettative, da ormai quasi cinque anni la legge Sirchia regge egregiamente: gli italiani, per qualche strano meccanismo mentale e sociale, hanno preso a cuore la normativa, rispettandola e pretendendone il rispetto. Tanto che ormai è raro entrare in un bar e trovarsi avvolti in una coltre di nebbia provocata dalle sigarette degli avventori, situazione comune fino a qualche anno fa.

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La grande sfida dell'accoglienza

La Stampa con un servizio alza il velo su una pratica inquietante: a Torino «almeno quattro future mamme sottoposte nell’ultimo anno a fecondazione assistita hanno deciso di selezionare i loro feti, facendo venire al mondo soltanto due dei figli di una gravidanza trigemellare. È successo al Sant’Anna, l’ospedale torinese delle mamme e dei bambini, ma probabilmente è quanto accade anche altrove».

Normalmente nell’ambito della fecondazione assistita è previsto l’impianto di tre embrioni nell’utero della donna, in modo da garantire al concepimento maggiori margini di riuscita. Le percentuali di successo, spiega La Stampa, si posizionano tra il 22 e il 35%, e in alcuni di questi casi la riuscita può essere anche superiore alle aspettative: due, o addirittura tutti e tre gli embrioni possono svilupparsi, portando appunto a un parto gemellare o trigemino.
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La grande sfida dell’accoglienza

La Stampa con un servizio alza il velo su una pratica inquietante: a Torino «almeno quattro future mamme sottoposte nell’ultimo anno a fecondazione assistita hanno deciso di selezionare i loro feti, facendo venire al mondo soltanto due dei figli di una gravidanza trigemellare. È successo al Sant’Anna, l’ospedale torinese delle mamme e dei bambini, ma probabilmente è quanto accade anche altrove».

Normalmente nell’ambito della fecondazione assistita è previsto l’impianto di tre embrioni nell’utero della donna, in modo da garantire al concepimento maggiori margini di riuscita. Le percentuali di successo, spiega La Stampa, si posizionano tra il 22 e il 35%, e in alcuni di questi casi la riuscita può essere anche superiore alle aspettative: due, o addirittura tutti e tre gli embrioni possono svilupparsi, portando appunto a un parto gemellare o trigemino.
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La morale dello scontrino

Deve essere un bell’imbarazzo per il parroco di Gorgo al Monticano, in provincia di Treviso, uscire dalla chiesa per accogliere o salutare i fedeli: sul lato opposto della strada, infatti, è stato inaugurato un sexy-shop, uno di quegli esercizi commerciali trasgressivi nati nelle metropoli per soddisfare la noia e i vizi di chi ha qualche conto in sospeso con l’intimità.

A quanto pare ormai questi negozi prendono piede anche nella provincia più placida (con rispetto parlando), sollevando la curiosità dei più maliziosi e l’imbarazzo di chi, ancora oggi, conosce il significato del termine vergogna.
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Il trionfo dell'alibi

La notizia delle dimissioni di Dino Boffo, direttore di Avvenire, mi ha provocato lo stesso senso di smarrimento che mi aveva colto il 28 agosto scorso, di fronte alla prima pagina del Giornale. Un titolo urlato, un attacco personale nei confronti di un collega che ha espresso con sobrietà alcune obiezioni sulla moralità del premier. Niente a che vedere con le campagne mediatiche di altre testate, anche cattoliche, che in questi mesi avevano lanciato accuse e insinuazioni contro il Presidente del Consiglio: insomma, sembrava un caso montato sulla persona sbagliata.

Inizialmente l’avevamo presa come una campagna mediatica del Giornale, e lo stesso Berlusconi aveva assicurato di non essere al corrente della scelta di Feltri. Oggi che il fronte si allarga a un’altra testata di famiglia, qualche dubbio comincia a sorgere.

E, di fronte al rischio di una balcanizzazione del conflitto, viene infine da pensare che Dino Boffo abbia fatto bene.

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