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Rapporti alla pari

Per un cristiano c’è sempre da imparare dalla realtà ebraica. Sul piano culturale, certo, ma anche relazionale.

La visita di Benedetto XVI alla Sinagoga di Roma è stata definita storica. Al di là dei contenuti, da parte della comunità ebraica spiccava un approccio da cui, forse, anche la realtà evangelica dovrebbe prendere esempio.

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Comodamente a casa vostra

Una chiesa in Inghilterra ha inventato «un nuovo metodo per offrire l’eucarestia ai propri fedeli: la spedizione per corrispondenza. Il servizio, lanciato con lo slogan “host in the post” e ideato soprattutto per i malati e per le persone molto anziane, permetterà ai seguaci di questa confessione religiosa di ricevere la comunione ogni domenica a casa senza dover andare a messa».

Nell’era in cui è possibile ricevere comodamente a casa nostra libri, dischi, la pizza appena sfornata, la spesa settimanale, era solo questione di tempo: prima o poi doveva saltar fuori una chiesa capace di inventarsi i servizi spirituali a domicilio, che fanno sembrare improvvisamente demodé perfino l’impegno indefesso dei Testimoni di Geova.

Certo, garantire la cura spirituale anche a domicilio non sarebbe un grande scandalo: da quando esiste, la chiesa cristiana ha tra i suoi compiti prioritari la visita a chi si trova in difficoltà.

Però l’iniziativa inglese fa un passo oltre. E la direzione lascia perplessi, a prescindere da come si veda la comunione domenicale. Notoriamente il contesto cattolico le attribuisce un carattere sacrale mentre le chiese evangeliche la interpretano come una semplice commemorazione, ma è difficile non rilevare che in ogni caso il significato stesso di “comunione” prevede l’incontro, la condivisione, un rapporto con chi ci sta vicino e fa parte di quel corpo spirituale ricordato attraverso il pane della Santa Cena.

È altrettanto vero che la solennità del momento cambia da chiesa a chiesa, e cambiano anche gli elementi utilizzati: per una chiesa cattolica che usa le apposite ostie ci sono chiese che, a seconda della latitudine e dell’abitudine, utilizzano i tipi di pane più disparati. Se a qualcuno sembra irrispettosa già questa varietà di forme, suonerà perfino offensivo pensare che qualcuno pensa di ridurre la “comunione” a un anonimo pacchetto ricevuto a casa, il cui contenuto può venire assunto quando e come capita: la Santa Cena per asporto, come una pizza qualunque.

Se poi, come viene ricordato, «il vero scopo dell’iniziativa è avvicinare tutte quelle persone che non frequentano i luoghi religiosi, ma nell’animo si sentono cristiani», è il trionfo del sincretismo: basta sentirsi cristiani anziché esserlo, basta volerlo anziché dimostrarlo. E la Santa Cena si trasforma in un banale menù turistico.

Certo, l’idea che si tratti solo di una goliardata si fa più di un semplice dubbio di fronte all’invito presente sul sito della chiesa in questione: «Iscrivetevi a questo sito e da oggi in poi tutte le domeniche potrete restare a letto come il resto della popolazione». Una proposta che, di primo acchito, suonerebbe indecente anche al cristiano meno praticante.

Ammesso però che non sia uno scherzo, dopo aver superato l’indignazione iniziale, la chiesa in questione ha buone possibilità di successo.

In fondo viviamo in una società che prova allergia per qualsiasi tipo di impegno serio e che predilige la superficialità. In questo contesto una chiesa che offre la colazione a letto e alleggerisce la coscienza senza nemmeno imporre al fedele la fatica di alzarsi, può solo spopolare.