Ritrosie letterarie
Perché i giovani italiani leggono meno dei loro coetanei europei, ma partecipano a numerosi festival culturali? «perché in realtà – commentava Lucetta Scaraffia sul Corriere di ieri – i festival non implicano il leggere, bensì il semplice coinvolgimento inelle più varie manifestazioni, fondate sul semplice ascolto. Ma, si sa, ascoltare è una pratica collettiva, che può essere vissuta come “un’emozione”, laddove leggere, invece, richiede impegno individuale, concentrazione. Ed è proprio questo di tipo d’impegno che i giovani non sembrano avere troppa voglia».
Vero. In questa società rutilante e chiassosa tutte le attività personali, intime, riflessive vengono trascurate: conta apparire e parlare (magari “senza sapere cosa dici”, come recitava un ironico controslogan). Leggere arricchisce, ma non dà la possibilità di dimostrarlo: mica facile, in una compagnia interessata solo agli ultimi modelli di cellulari, intavolare una discussione sul senso della provvidenza nei Promessi Sposi o sul destino infelice di Papà Goriot. E poi, avete mai sentito un tronista o un altro cittadino dei talk-show cimentarsi in una citazione letteraria anche modesta?
La cultura non si esibisce: si coltiva. È un valore aggiunto, non uno scopo. Quindi, non è monetizzabile al cambio dei valori odierni: e se non aiuta a dare visibilità, non serve.
I festival vedono la partecipazione dei giovanissimi, ma nelle librerie e nelle biblioteche il numero dei teenager è desolante. Come dire: se proprio cultura deve essere, che sia qualcosa di spettacolare. Un grande happening, capace di offrire uno spunto di dialogo spicciolo, buono anche in ascensore.
D’altronde “sai chi ho visto?” in termini di attenzione rende certamente più di “sai cos’ho letto?”. E richiede meno fatica.
Pubblicato il 30 luglio, 2008, in Uncategorized con tag apprendimento, ascolto, Concentrazione, emozione, festival, Giovani, impegno, interessi, letteratura, moda, pigrizia. Aggiungi il permalink ai segnalibri. 4 commenti.
non credo che la questione sia soltanto leggere/ascoltare… anche se e’ piu facile trovare informazione scritta che da ascoltare… alcuni imparano piu facilmente in un modo che in un altro… dipende proprio dagli argomenti… certi sono meno ‘popular’ e piu faticosi 😀
Io questo disinteresse verso la lettura non lo capisco…
Prendere un libro, immergersi nelle parole, dare una fisionomia ai personaggi, immedesimarsi in loro, amarli o detestarli, riflettere su certe espressioni, condividere un pensiero dell’autore o contrariarsi, e ancora dilatare il tempo leggendo piano piano, una pagina alla volta perché il libro non finisca troppo in fretta, oppure leggere tutto d’un fiato, come bere un bicchiere d’acqua fresca quando hai la gola riarsa dalla sete, sentirsi parte di quel lavoro immane che è lo scrivere un buon romanzo, sfiorare un mondo che non ti appartiene eppure sembra essere lì… insomma, senza tv posso stare senza problemi, ma senza libri proprio no 🙂
Sandra hai detto parole esatte.
e però è tutto vero.. la cultura che non si può spendere non si coltiva.
Scusa Anonimo, ma non ho capito cosa intendi con “la cultura che non si può spendere non si coltiva”.
Ciao!
Sandra