Quegli input di troppo
«Ho la sensazione che Internet stia frantumando la mia capacità di concentrazione e di osservazione. La mia mente si sta abituando a raccogliere informazioni nello stesso modo in cui la rete le distribuisce: un flusso di particelle che si muovono a grande velocità. Una volta mi sentivo come un subacqueo che si immerge nel mare delle parole. Ora schizzo sulla superficie come un ragazzino su un acquascooter»: Nicholas Carr, ex direttore della Harvard Business Review ed esperto di comunicazione citato oggi dal Corriere, rende bene la sensazione di chiunque si sia fermato a riflettere – attività sempre più rara, di questi tempi – sul motivo di un disagio diffuso che colpisce molti di noi.
È l’era di Internet, bellezza: informazioni continue, su tutti i fronti e da tutte le fonti, notizie a getto continuo, fatti che si sviluppano sui nostri schermi talvolta prima ancora di entrare nella dimensione della realtà. E non è finita. Fino a oggi c’era il computer che, anche quando era portatile, risultava comunque un ingombro; a compensare c’erano i cellulari, che però non andavano molto oltre a sms e mms. Ora tutto cambia: i subnotebook, grandi e pesanti come un libro, promettono di restare con noi in ogni luogo, dandoci la possibilità di una connessione perpetua, disponibile a ogni capriccio telematico; i cellulari, sempre più evoluti, sono diventati smartphone, telefoni intelligenti (o furbi?) che scrivono, leggono ad alta voce, scattano e ricevono foto in tempo reale, e ormai, con gli schermi sempre più grandi, all’occorrenza sconfinano nel mondo delle e-mail e di Internet per una sana navigata a tempo perso. Anche i limiti residui stanno per essere abbattuti, con tariffe sempre più basse nel trasferimento dati, volte a incoraggiare un utilizzo sempre più connesso degli strumenti tecnologici.
Perché comunicare è esistere, e sapere è vivere. O, almeno, questo è il messaggio che si tenta di far passare.
Ci siamo dovuti adeguare. L’abbiamo fatto volentieri, beninteso: essere sempre raggiungibili è un privilegio, essere informati è un diritto.
Come tutte le innovazioni, però, anche le tecnologie hanno manifestato una serie di effetti collaterali: una maggiore difficoltà di distinguere realtà e finzione, con un aumento dei casi di truffa e delle bufale.
Ma soprattutto, ci hanno portati ad avere un approccio diverso alle cose.
«È tutto così dispersivo», scrive Carr. Non siamo più in grado di concentrarci senza passare a fare altro dopo qualche minuto; fare una cosa alla volta fa emergere un’insofferenza che rischia di trasformarsi in nervosismo.
Viene da chiedersi se di quest’ansia risenta anche la nostra spiritualità. Se siamo in grado di spegnere il cellulare per avere un po’ di pace mentre ci concentriamo nel nostro rapporto quotidiano con Dio. Se riusciamo a pregare senza che il pensiero fugga verso l’ultima conversazione fatta online. Se la lettura della Bibbia sia un piacere e non una sofferenza, perché non sappiamo più dare il giusto peso alle cose.
Ovviamente siamo ancora in grado di svolgere attività pratiche, ma stiamo perdendo il gusto della riflessione, quell’attività intellettuale che richiede quiete, calma e concentrazione.
Forse il banco di prova ideale per comprendere quanto Internet abbia eroso la nostra capacità di riflessione è l’epistola ai Romani, uno dei capolavori dell’apostolo Paolo, oltre che uno dei capisaldi della dottrina cristiana.
Proviamo a chiederci se scorriamo la lettera ai Romani come facciamo usualmente con le genealogie di Numeri o le indicazioni ripetitive di Deuteronomio, oppure se siamo ancora capaci di cogliere la complessa architettura, i delicati bilanciamenti, i colti rimandi, le digressioni e le riprese che Paolo offre al lettore.
Potrebbe capitarci che, abituati al motore di ricerca, riconosciamo nel testo solo le frasi più comuni, significative ma usurate, senza dare peso al contesto, alle possibili prospettive diverse, alle sfumature del discorso.
In questo caso sarebbe opportuno correre ai ripari con una sana dieta tecnologica: che non significa digiuno assoluto, ma moderazione nelle quantità.
Solo così potremo riappropriarci di un dono prezioso come quello della concentrazione, essenziale per una vita spirituale sana, piena, equilibrata.
E, possiamo starne certi, migliorerà anche il nostro rapporto con la tecnologia, che riprenderà il suo giusto posto nella nostra vita.
Pubblicato il 17 giugno, 2008, in Uncategorized con tag Bibbia, chiesa evangelica, Computer, comunicazione, Concentrazione, credente evangelico, cristiani evangelici, cristianità, cristiano, Dio, Equilibrio, fede, Gesù Cristo, Informazione, Lavoro, news, Preghiera, priorità, religione, spiritualità, Superficialità, Tempo, Vangelo. Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.
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